#65 L’amore Per i Bambini (Pedofilia)
L’Amore per i bambini (Pedofilia)
(Il Bambino come Prodotto)
La pedofilia è una pratica antichissima; nel mondo greco romano era tollerata, se non esaltata, diventando ispiratrice di poesia immortale[1],[2]; con il cristianesimo la pedofilia è stata censurata ed attualmente nel mondo occidentale è considerata comportamento criminale. Come tanti altri comportamenti criminali, in occidente la pedofilia prospera fiorentissima.
L’illegalità stessa aggiunge valore al prodotto consumato dal pedofilo (per lo più materiale pornografico, ma anche bambini in carne ed ossa), rendendo questo commercio ad altissimo profitto.
Solo in alcune parti dell’occidente, nel Sud Italia ad esempio, la merce sovrabbondante, situazioni sociali ed economiche altamente degradate, abbattono i prezzi di mercato e l’aspetto criminale prevale su quello economico. In alcuni paesi orientali, come Thailandia, Sri Lanka e Filippine, la pedofilia è una vera e propria industria. Spesso chi va in questi paesi lo fa perché certo di trovare bambini a buon mercato da sfruttare sessualmente.
L’indotto della prostituzione minorile (bar, alberghi, agenzie turistiche, linee aeree) è tale da contribuire in maniera cospicua all’economia di quei paesi. L’abbondante offerta rappresentata da una naturale sovrabbondanza di bambini alimenta la domanda. Questa a sua volta alimenta l’offerta per cui la produzione del prodotto bambino viene accelerata. Sicuramente per una famiglia contadina della Thailandia è più conveniente allevare una bambina, da vendere poi al mercato della prostituzione, che non una vacca. Con il ricavato della vendita del prodotto, la famiglia residua mantiene l’efficacia dei mezzi di produzione, per cui si possono allevare altri bambini sempre per l’industria della prostituzione minorile. Senza la pedofilia, probabilmente, quella famiglia povera non sarebbe in grado di produrre tanti bambini, per cui in quei paesi sovrapproduzione di bambini e pedofilia si alimentano a vicenda.
Un esempio inconfutabile dell’aspetto commerciale dell’allevamento dei bambini ci viene dalla Cina: in questo paese non è possibile avere per legge due figli, ma molte donne evitano l’aborto, ed i bambini nati e non registrati possono essere venduti. La mafia cinese (Sie Kie – testa di serpente) e giapponese (Yakuza) fanno da tramite acquistando bambini nati e non registrati dalle famiglie povere di contadini per trasferirli poi nei bordelli della Thailandia.
Secondo l’ultimo congresso ONU tenutosi a Stoccolma, 5 mila bambini si prostituiscono nella capitale del Bangladesh. Nello Sri Lanka ci sono almeno 30 mila minori coinvolti nella prostituzione legata al turismo. In Thailandia l’industria del sesso coinvolge circa 200 mila bambini ed ha un fatturato complessivo di un miliardo e mezzo di dollari ogni anno. Spesso lo stesso bambino viene venduto più volte ed il suo prezzo aumenta ad ogni passaggio. Germania ed Italia sono i Paesi da cui più frequentemente si parte per il turismo sessuale. Prostituirsi non è tuttavia la peggior sorte che possa toccare ad un bambino, una volta deciso che questi debba essere sfruttato sul mercato del sesso.
Rimanendo nel campo delle perversioni e senza andare troppo lontano, a Rosenhein (Baviera), la polizia ha arrestato una coppia che aveva attrezzato in casa una vera e propria camera delle torture con tanto di pareti insonorizzate ed offriva per l’equivalente, al tempo dei fatti, di 6 mila euro di oggi, una bambina di dieci – quattordici anni per “giochi senza confini” nella camera delle torture.
Nessun problema anche in caso di morte della piccola vittima: per altri mille e cinquecento euro il cadavere sarebbe stato tolto di mezzo.
[1] Per farti amare dai ragazzi, un tempo regalavi una palla di pezza, un gioco un uccellino. Ora vogliono ostriche e soldi: non servono i giocattoli. Voi innamorati, cercate qualcos’altro. Glauco. Ant. Pal. XII, 44 (Età ellenistica)
[2] Beato te, senza rancore, libricino! Mentre ti legge ti accarezza il fanciullo, ti appoggia alla sua guancia, ti preme con le labbra delicate, ti tiene sulle cosce rugiadose, o fortunato! E quante volte starai sopra il suo petto oppure, gettato su una sedia, potrai toccarlo là sotto senza timore. E quante cose di nascosto gli dirai: ma, ti prego, libricino, parlagli anche di me. Stratone Ant. Pal. XII, 208. (II sec. d C.)
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