IL VIRUS INTELLIGENTE ED IL PECCATO ORIGINALE
Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. (Giovanni 8,1-11)
Quando eravamo ancora scimmie antropomorfe non potevamo peccare, cioè non potevamo andare contro le leggi della natura. Con il peccato originale, cioè con il passaggio da scimmia ad Homo Herectus, Habilis ed infine a Homo Sapiens Sapiens, abbiamo ritenuto di esserci emancipati totalmente dalle leggi della natura.[1]
Non a caso, le prime epidemie si sono verificate con la nascita delle grandi città[2]. Finché l’Homo Sapiens era rappresentato da piccole bande vaganti di cacciatori raccoglitori quando il territorio, inteso in km2, non era più in grado di fornire il sostentamento per tutti i membri del gruppo, quest’ultimo, o parte di esso, era costretto a spostarsi in cerca di nuovi territori; e “passo passo” dall’Africa equatoriale i primi Sapiens hanno colonizzato tutto il mondo arrivando fino in Patagonia.
Nel corso dei secoli si sono succedute varie epidemie[3] ma dal 1750 è iniziata quella che viene definita la “Rivoluzione Vitale”[4]. Dalla fine del XVIII secolo, infatti, il grafico della popolazione mondiale assume un andamento costantemente verticale con un incremento annuale che ha raggiunto, nel 1933, la cifra di 94 milioni di unità all’anno. (Rivoluzione vitale e sovrappopolazione). Tale incremento non si è mai arrestato. A metà del 1994 il totale della popolazione umana era di 5.66 miliardi.
L’ultima grande epidemia, paragonabile a quelle del passato, fu la cosiddetta “spagnola”[5] che imperversò dal 1918 al 1920, causando tra i 50 e 100 milioni di morti, quindi un numero maggiore dei decessi verificatesi durante tutta la Guerra Mondiale.
La “spagnola”[6] tuttavia non arrestò quel processo di crescita esponenziale della popolazione umana che continua ininterrotto e che, secondo alcune proiezioni, porterà ad un totale di 11 milioni di individui nel 2070.[7]
Dal 1920 ci sono state altre epidemie:
– l’asiatica nel 1956, trasmessa da anatre selvatiche della Cina, provocò un milione di morti, ma essendo diluita nel tempo non influenzò minimamente il “boom economico” di quegli anni;
– la spaziale fra il 1969-1970, passò completamente inosservata;
– di maggiore impatto mediatico fu la SARS nel 2003, la prima epidemia da coronavirus del XXI secolo. Responsabili furono anatre selvatiche della provincia cinese del Guangdong da cui il coronavirus aveva effettuato il salto di specie. Dato l’esiguo numero di vittime (8.200 in tutto il mondo) l’epidemia di SARS, oltre il clamore mediatico del momento, non suscitò particolare allarme nella comunità scientifica e l’unica vera vittima fu Carlo Urbani, il medico italiano che aveva identificato il virus. Anche tutti gli studi scientifici-filosofici sul tema – tra cui il libro “Il Virus Intelligente” pubblicato proprio in quegli anni[8] – furono completamente ignorati.
A questo punto, sempre nell’ottica di un virus intelligente e cioè che mutua l’ “intelligenza” della natura, è come se la “Natura” avesse deciso di alzare la voce per farsi finalmente sentire dagli esseri umani.
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[1] …Inoltre Dio piantò un giardino in Eden, verso oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato. Così Dio fece crescere dal suolo ogni albero desiderabile alla vista e buono come cibo e anche l’albero della vita nel mezzo del giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male […altro]
Non dimentichiamo che si trattò di un gene portatore di luce, cioè di consapevolezza e conoscenza e quindi di un gene legato alle funzioni intellettive dell’encefalo. Partecipando, così come abbiamo visto fare ad altri frammenti di Dna, quali i Virus, dell’intelligenza della natura, egli intese creare con l’uomo una macchina di sopravvivenza che, dotata di un’intelligenza propria, si emancipasse dall’intelligenza della natura. In questo senso il gene fu un angelo ribelle in quanto si ribellò alla Natura-Dio. […altro]
L’avventura dell’uomo sul pianeta terra inizia col Peccato Originale, cioè con l’evoluzione da scimmia antropomorfa ad Homo herectus passando per le tappe di Australopithecus africanus ed Homo habilis . […altro]
[2] Il processo di colonizzazione della terra si completa intorno al 10.000 a.C. Secondo un grande virologo in questa fase precoce dell’esistenza umana dall’inizio del Pleistocene fino al 10000 a.C. infezioni da microrganismi adattati a vivere sull’uomo erano pressoché inesistenti, solo quando l’agricoltura soppiantò la raccolta di cibo e più larghe e stabili comunità presero il posto di piccole bande vaganti , un’infezione virale acquisita accidentalmente trovò una opportunità per estesi trasferimenti ad altri individui e per il suo sviluppo a malattia specificamente umana. Sir Mac Farlane Burnet Virus as organism. Pag.32. Harvard University Press. 1954 […altro]
[4] Contemporaneamente alla scoperta dei primi vaccini iniziò la così detta iniziò quella che da alcuni autori è stata chiamata la rivoluzione vitale. Fino ad allora c’erano stati periodi anche lunghi di incremento demografico ma essi si interruppero drammaticamente ed improvvise impennate del tasso di mortalità riportarono la popolazione mondiale quasi al punto di partenza dei momenti di crescita. […altro]
[6] Sono passati quasi 100 anni da quell’epidemia ma colpiscono ancora le immagini dell’epoca in cui tutti, ma proprio tutti, indossavano mascherine. Ai giorni d’oggi, ci sono voluti centinaia, forse migliaia di morti, prima che l’OMS riconoscesse l’importanza di questa forma di prevenzione.
[7] Recentissimi lavori, tra cui il bellissimo Factfulness di Hans Rosling, hanno concluso che la crescita esponenziale della popolazione umana tende ad arrestarsi in quanto, man mano che cresce il benessere economico, le donne spontaneamente fanno meno figli. Secondo Rosling nel 2070 la popolazione umana mondiale, dopo aver raggiunto gli undici miliardi di individui, arresterà la sua crescita. Non è qui la sede per spiegare il perché, diciamo solo che con la crescita del benessere economico, diminuisce il numero di figli. […altro]
[8] Nel 1993 a cura di Stephen Morse era stato edito dall’Oxford University Press il bellissimo Emerging Viruses.
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