#135 CORONAVIRUS : NIENTE DI NUOVO
CORONAVIRUS : NIENTE DI NUOVO

“Quanto più un virus è trasmissibile, tanto più diventa virulento e viceversa”. [Ewald P. The evolution of infection deseases. Oxford U. Press 1994]
Se volete conoscere la verità sulla nuova epidemia virale non dovete fare altro che rileggere i post ormai pubblicati da anni sul blog “Il Virus Intelligente” (c’è disponibile anche la versione inglese “The Intelligent Virus”).
Potrete così capire che nella nuova epidemia da Coronavirus non c’è nulla di nuovo:
- origine del virus dalla riserva animale;
- salto di specie – dalla riserva animale all’uomo;
- trasmissibilità da uomo a uomo;
- rapida diffusione del virus grazie allo spostamento di centinaia di migliaia di persone, in particolare con i viaggi aerei, da una parte all’altra del globo;
- funzione ecologica delle epidemie virali.

statistiche Coronavirus
La focalizzazione dei media su l’aspetto drammatico della vicenda, interpretato acriticamente[1] quasi a voler generare il panico era già avvenuta in altre recenti epidemie virali (Ebola, Sars, …) ed ovviamente non ne troverete menzione nei succitati blog, perché esula da l’aspetto medico/ecologico del problema.
A ben vedere, stavolta c’è qualcosa di nuovo ed è la ricerca di un capro espiatorio, individuato molto facilmente nella figura del “cinese”, obiettivamente diverso dagli occidentali. Sicuramente le condizioni igieniche dei mercati cinesi e le abitudini alimentari della popolazione locale favoriscono il salto di specie dalla riserva animale, così come il gran numero di abitanti non possono che favorire il diffondersi dell’epidemia. Ma migliaia di virus sono presenti comunque nella riserva animale e non attendono altro che l’occasione sufficiente per effettuare il salto di specie per ottemperare alla loro funzione ecologica di ridurre la popolazione umana.

i “mercati bagnati” cinesi
Si pensi ad esempio all’HIV, responsabile dell’AIDS, epidemia di tutt’altro carattere ma proprio per questo ancora in “buona salute”. Questo virus effettuò un duplice salto di specie tramite i sottotipi HIV1 e HIV2. La manipolazione di un elevatissimo numero di scimmie, per scopi scientifici e non, ha favorito il fenomeno, apparentemente inspiegabile, del duplice salto di specie nell’arco di soli vent’anni.

misurazione temperatura
La possibilità che un virus di origine animale avrebbe potuto dar luogo nuove malattie infettive umane era stata prevista già nel 1950 da Burnet[2]. L’eminente virologo aveva sostenuto che, una volta trasferitosi all’uomo, “il virus avrà la possibilità di sopravvivere indefinitivamente se le circostanze umane di tempo e di luogo provvederanno sin dall’inizio ad una sua ampia disseminazione”. Allo stesso modo egli affermava che “data l’estesa riserva animale di virus che possono dare malattie negli uomini è naturale credere che molti altri verso potranno emergere compiendo il salto di specie”. Praticamente Burnet aveva predetto la comparsa degli HIVs [e dell’AIDS][3].
In tempi più recenti, Stephen S. Morse con il suo “Emerging Virus” del 1993 aveva chiarito tutta la problematica del duplice salto di specie degli HIVs ed anticipato le varie epidemie (Ebola, Sars, …) ed ovviamente quella da Coronavirus.
In realtà, la funzione ecologica dei virus finalizzata alla riduzione delle popolazioni animali, ma soprattutto umana, era stata prevista da Leonardo da Vinci nel suo “Disputa Pro e Contra la Legge di Natura”[4].
Questa intuizione di Leonardo è tanto più sorprendente se si pensa che la prima ipotesi sull’esistenza dei batteri come causa di malattie contagiose sarà formulata da Girolamo Fracastoro nel suo “De contagione et contagiosis morbis” nel 1546 e richiederà più di 300 anni per affermarsi.
Tutto questo e molto altro lo potete trovare nei primi capitoli de “Il Virus Intelligente” ed online nel blog omonimo.
Ma torniamo al “capo espiatorio”. L’alta Corte di Giustizia di Heilongjiang, provincia nel nord-est della Cina, ha stabilito la pena di morte[5] per chi diffonde intenzionalmente il virus.
E, a questo punto, il pensiero va immediatamente alla storia della “Colonna Infame” di Alessandro Manzoni.

Colonna Infame
La vicenda narra del processo intentato a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in seguito ad un’accusa – infondata – da parte di una “donnicciola” del popolo, Caterina Rosa.
Il processo, svoltosi storicamente nell’estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), giustiziati con il supplizio della ruota, sia la distruzione della casa-bottega di quest’ultimo. Come monito venne eretta sulle macerie dell’abitazione del Mora la “colonna infame”, che dà il nome alla vicenda.
Solo nel 1778 la Colonna Infame, ormai divenuta una testimonianza d’infamia non più a carico dei condannati, ma dei giudici che avevano commesso un’enorme ingiustizia, fu abbattuta. Nel Castello Sforzesco di Milano se ne conserva la lapide, che reca una descrizione, in latino seicentesco, delle pene inflitte.
L’opera del Manzoni fu sottoposta a critiche e a difese e a noi non può che rimanere lo stimolo a riflettere che qualsiasi problema vada studiato da più punti di vista e senza inutili pregiudizi.
[1] L’influenza stagionale ha un tasso di mortalità misurabile in centinaia di migliaia di individui eppure oltre alla corretta raccomandazione alla vaccinazione delle categorie a rischio (bambini, anziani, cardiopatici, soggetti con pregresse infezioni polmonari, …) non determina nessun allarmismo.

morti da influenza stagionale
[2] MacFarlane Burnet F. Virus as organism. Pagg. 69-79 Harward University press 1950
[3] MacFarlane Burnet F. Op. Cit. pagg. 124-127.
[4] Leonardo da Vinci. Disputa Pro e Contra la Legge di Natura. Codice Arundel. (263).1478-1518 già al British Museum di Londra. Riedito in Leonardo da Vinci Scritti Letterali pag. 169 BUR. Milano 1961
[5] Oltre a 7 anni di carcere per chi rifiuta la quarantena e 15 anni per chi diffonde “voci” su l’epidemia.
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