# 102 Epidemia di AIDS: Prospettive per il futuro
EPIDEMIA DI AIDS:
PROSPETTIVE PER IL FUTURO
Stando le cose come abbiamo visto, non credo che l’uomo possa arrivare ad una soluzione del problema, semmai le sue azioni continuano ad essere determinanti nel garantire una modalità di trasmissione dell’HIV rispetto ad un’altra, eterosessuale rispetto ad omosessuale o da tossicodipendenza. Allo stesso modo l’uomo potrà determinare le caratteristiche dell’Epidemia di AIDS. Sempre l’uomo potrà selezionare, con le sue abitudini, ceppi virali come il nuovo sottotipo E ad alta trasmissibilità e virulenza.
L’andamento dell’epidemia di AIDS e i suoi effetti demografici più che dalla scoperta di un vaccino saranno determinati dal comportamento umano. Secondo gli scienziati May ed Anderson, non esistono generalizzazioni per cui un virus può diventare più virulento o mostrare una virulenza inalterata. Allo stesso modo può diventare più trasmissibile, meno trasmissibile o mantenere la stessa trasmissibilità.
Nel caso dei virus dell’AIDS grossi cambiamenti nel futuro si avrebbero solo in seguito a significative variazioni nella densità e nelle abitudini dell’uomo perché se si verificasse un aumento della trasmissibilità del virus verrebbero selezionati dei ceppi di HIV a maggiore virulenza, come in effetti sta avvenendo con il sottotipo E. Nonostante queste premesse le proiezioni sui possibili effetti demografici dell’HIV sono discordanti. May ed Anderson avevano ipotizzato, alcuni anni fa, che paesi come l’Uganda con un aumento della popolazione del 3% annuo avrebbero toccato la crescita zero o addirittura valori negativi; questa previsione è stata confermata dalle recenti proiezioni per le quali in pochi decenni in Africa il numero dei morti di AIDS supererà quello dei nati vivi.
Al di là di queste previsioni, HIVs ed AIDS dimostrano che la natura ha ancora molte carte da giocare nella sua partita con l’uomo. Quest’ultimo sembra infatti intenzionato ad alterare gli equilibri dell’ecosistema a prezzo di grandi sofferenze. La natura dal canto suo reagisce coi propri mezzi per ricreare nuovi equilibri.
Secondo il biologo David Lack fra tutti i fattori limitanti il numero della popolazione umana è la malattia il più importante. Un virus come l’HIV potrebbe nel futuro, da solo o in associazione con altri, esercitare una significativa azione demografica.
La spaventosa crescita della popolazione umana degli ultimi duecento anni sembrerebbe dimostrare che non esiste alcun limite naturale alle azioni dell’uomo volte a moltiplicare sé stesso. L’uomo è riuscito ad eliminare, od almeno a ridurre a valori non significativi, l’azione dei fattori limitanti la popolazione; egli però non ha ancora fatto nulla contro la legge di natura per cui ogni specie animale, in questo caso l’uomo stesso, riproduce la propria prole ad un tasso molto più grande di quello che sarebbe necessario per mantenere invariato il numero degli individui di quella specie, se la morte avvenisse solo per vecchiaia o per incidente.
A questo punto cosa pensate possa accadere abbattendo a valori minimi il tasso di mortalità e mantenendo invariato quello di natalità? Immaginiamo un contenitore di metallo con un’entrata in cui venga immesso un qualsivoglia gas sotto pressione e tre o quattro valvole di uscita. Man mano che la pressione dei gas nel recipiente aumenta, le valvole progressivamente si aprono permettendo l’uscita del gas.
Immaginiamo a questo punto di chiudere ad una ad una le valvole di uscita mantenendo invariata la pressione del gas in entrata: ad un certo punto il recipiente scoppierà.
Naturalmente la terra non è un recipiente di metallo e gli uomini non sono delle molecole di gas, tuttavia se la crescita demografica continuerà ai ritmi odierni, siamo destinati all’autosoffocazione[1], a meno che uno dei già citati fattori limitanti la popolazione non riprendano ad intervenire con forza.
Rispetto ad un’epidemia con virus a maggiore virulenza e trasmissibilità o una guerra mondiale, l’azione demografica dell’AIDS sembra meno traumatica proprio perché virulenza e trasmissibilità diluite nel tempo rendono gli effetti dell’AIDS meno devastanti per l’ordine sociale.
La situazione per numero di sieropositivi e nuovi casi per Regione è nel 2001 la seguente:
REGIONE SIEROPOSITIVI NUOVI CASI 2001
Africa Subsahariana 28,1 milioni 3,4 milioni
Nord Africa-MO 440 mila 80 mila
Asia sud e sud-est 6,1 milioni 800 mila
America Latina 1,4 milioni 130 mila
Caraibi 420 mila 60 mila
Europa est ed Asia centr. 1 milione 250 mila
Europa ovest 560 mila 30 mila
Australia e Nuova Zelanda 15 mila 500 mila
Un lavoro, quello dell’HIV, discreto ma costante ed inesorabile a dispetto di qualunque cura escogitata per arrestarne l’attività. Resoconti a parte sull’ottimo lavoro da lui svolto in termini di riduzione numerica della popolazione, l’HIV, negli ultimi tempi, ha fatto calare una sorta di silenzio stampa sui suoi metodi di lavoro e su eventuali armi che possano essere usate contro di lui. Le scarne notizie che lo riguardano sono inoltre assolutamente contraddittorie. Da un lato il dottor Anthony Fauci, direttore dell’U.S. National Institute of Allergy and Infectiuos Diseases, annuncia la scoperta di un gene capace, nei suoi portatori, di rallentare la progressione da sieropositivo a malato di AIDS; dall’altro si scopre che in Italia si sta diffondendo una nuova forma di Aids non curabile con i farmaci esistenti[2].
La notizia che dal nostro punto di vista ci sembra invece emblematica è che i ricercatori americani e tedeschi hanno scoperto un virus apparentemente innocuo in grado di aumentare la sopravvivenza dei malati di AIDS interferendo con l’HIV.
In studi separati, pubblicati sul “New England Journal Medicine”, scienziati dell’Università di Iowa e della Scuola di Medicina di Hannover, indicano che gli ammalati di AIDS sopravvivono molto più a lungo se sono stati infettati di recente da un virus non collegato con l’HIV chiamato “GB Virus C o GBV-C”.
Secondo gli studi il GBV-C bloccherebbe l’HIV quando questo tenta di attaccare l’organismo. In particolare l’azione del GBV-C sarebbe particolarmente efficace quando l’organismo contrae il virus qualche giorno prima dell’HIV.
Le ultime notizie su HIV ed AIDS ci vengono dalla XIV Conferenza Mondiale sul tema tenutasi nel luglio 2002 a Barcellona: l’Unaids (programma sull’Aids delle Nazioni Unite) ci avverte che l’epidemia è destinata a crescere e prevede 68 milioni di morti entro il 2020: il livellamento della malattia ipotizzato per la prevista diminuzione dei soggetti a rischio non vi è stato.
L’Aids si espande sia nei paesi dove era già diffusa[3] sia in altri dove era quasi sconosciuta[4]. Subito dopo tali affermazioni, per bocca del suo portavoce, l’Unaids bussa a soldi[5] lasciandoci comunque qualche perplessità.
Per la nostra tesi, paradossalmente, i numeri prodotti dall’Aids sono troppo bassi per arrestare la crescita esponenziale della specie umana ed impedire, col diminuire della popolazione, la comparsa di nuove epidemie anche virali ad effetto magari molto più devastante dell’Aids.
[1] Lorenz K. Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Adelphi Milano 1974.
[2] Due studi indipendenti, uno presentato da Luigi Buonaguro, dell’Istituto Tumori di Milano e da Adriano Lazzarin del San Raffaele di Milano e l’altro presentato dalla Dott.ssa Riva dell’Istituto Malattie Infettive dell’Università di Milano ci dicono che dei nuovi ceppi extra europei provenienti dall’Asia e dall’Africa e resistenti anche ai nuovi farmaci anti- AIDS si stanno diffondendo in Italia. In particolare i malati di questa nuova forma di AIDS sarebbero stati infettati da sieropositivi in terapia ricevendo così un virus che aveva già imparato a difendersi dai farmaci “Ci rendiamo conto – osserva un altro studioso nel corso del XV° Congresso Nazionale del Anlaids tenutosi nel 2001 a Bari – di trovarci di fronte ad una realtà completamente nuova e che impone la messa a punto di farmaci diversi in grado di ingannare il virus dell’HIV che si dimostra non solo letale ma purtroppo anche molto furbo”.
[3] Nel Botswana, paese col più alto tasso di infezione al mondo la percentuale di sieropositivi è cresciuta in due anni dal 36 al 39%.
Nello Zimbawe fino a cinque anni fa percentuale di sieropositività era di un adulto su cinque, ora uno su tre.
[4] Sempre secondo l’Unaids il futuro dell’epidemia, in particolare in paesi come India e Cina, a causa della enorme popolazione.
[5] 10 Miliardi di Euro per lottare contro la malattia a livello planetario ed in tutti i suoi aspetti (Secondo Piter Piot direttore dell’Unaids).
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