Il Commercio di Bambini
Se la fabbrica di bambini a scopo di adozione presenta per lo più il carattere di impresa individuale, il commercio di bambini[1] e dei lori organi è una delle ultime, lucrose, attività illegali intraprese dalle mafie di tutto il mondo.(Il commercio di bambini)
Sfruttando la naturale sovrabbondanza del prodotto bambino nei paesi poveri, la criminalità organizzata compra bambini interi o loro parti (organi) nei paesi dove il reddito pro capite è molto basso, per rivenderli ad altissimo profitto nei paesi ricchi occidentali.
Don Cesare Lodeserto, il prete che per aver tolto dalla strada ed accolto nella propria comunità di San Foca, Lecce, alcune ragazze dell’Est, è costretto a vivere sotto scorta, in una intervista ha affermato[2] che nelle famiglie dell’Est europeo (soprattutto Moldavia ed Ucraina[3]) il bambino può diventare una fonte di reddito in tre modi: l’accattonaggio, la vendita all’estero ed il mercato degli organi.
Spesso sono le stesse nonne a vendere i bambini affidati loro dalle mamme che, nel tentativo disperato di procurarsi un reddito, non hanno tempo di accudirli. Un caso noto, avvenuto a Riazan nella Russia centrale, è stato rivelato dall’emittente privata russa Ntv.
Se si pensa che la somma pattuita fra l’anziana donna e l’acquirente era di 90 mila[4] dollari, si può capire come fosse assolutamente ininfluente il fatto che il piccolo, di appena cinque anni, fosse destinato, come ammesso dalla stessa nonna, al mercato degli organi.
Secondo la BBC di Londra, il Paraguay è un altro paese dove la tratta dei bambini a scopo di adozione è pratica diffusa. Ceduti da famiglie consenzienti od addirittura rubati[5], i piccoli finiscono in orfanotrofi dove otterrebbero una falsa identità per essere poi immessi nel mercato delle adozioni gestito da organizzazioni criminali.
Per avere il tempo di varare nuove, più rigorose, leggi in materia, il parlamento paraguaiano decise di sospendere per un anno le adozioni internazionali; poco prima della sospensione, secondo quanto riferito dal quotidiano Britannico “The Guardian”, avvocati paraguaiani presentarono moltissime domande di adozioni fasulle, tante da essere occupati ben più di un anno.
Il piccolo adottato[6] può conservare per la mamma naturale un valore intrinseco: basta infatti rapirlo alla famiglia affidataria e chiedere un riscatto di un miliardo.
Poco importa se per l’intervento della Polizia l’affare non va in porto: trasferito in Olanda dalla madre naturale, il bambino è pronto, così come pare accada di frequente, per un nuovo business.
La sorte di un neonato destinato al mercato delle adozioni può essere tragica quando la tratta è svolta in forma artigianale da persone ad alta propensione criminale.
Da tempo dedita a praticare aborti clandestini nella sua casa di Buenos Aires, un’ex infermiera argentina partorisce l’idea di dedicarsi al commercio dei neonati. Talora, infatti, l’avanzato stato di gravidanza impedisce di effettuare l’intervento di aborto ed allora la donna propone alle proprie “pazienti” di portare a termine la gravidanza e di disfarsi comunque del neonato, vendendolo per un equivalente di circa 5 mila euro.
Di qui all’idea di procurarsi altri neonati presso famiglie povere della provincia di Tucuman, 1350 chilometri a nord di Buenos Aires, il passo era stato breve.
Non sempre tuttavia, il neonato appena prodotto o acquistato poteva essere venduto, ed allora la soluzione più semplice era quella di ucciderlo e seppellirlo nel giardino di casa.
[1] A scopo di adozione.
[2] Panorama 15 dicembre 2000.
[3]Addirittura secondo l’emittente russa Ntv in quei paesi sarebbero comparsi sui giornali annunci relativi alla compravendita di neonati.
[4] La somma derivata dalla vendita del prodotto avrebbe consentito la sopravvivenza di molti altri membri della famiglia.
[5]Addirittura in utero con taglio cesareo, almeno stando a quanto denunciato dall’emittente britannica BBC.
[6] Affidato nel caso specifico.
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