INTELLIGENZA VIRALE II°
Perché il virus trova conveniente automitigarsi e dare all’epidemia di AIDS un andamento cronico? Per rispondere a questa domanda dobbiamo ipotizzare cosa sarebbe successo se le caratteristiche dei due HIV fossero state diverse fin dall’inizio dell’epidemia. Recentemente è comparsa una nuova variante dell’ HIV denominata sottotipo E.
Sentiamo a questo proposito cosa dice la stampa: “una variante pericolosissima: mentre il più tradizionale sottotipo B si trasmette prevalentemente attraverso contatti sanguigni (lesioni durante il rapporto sessuale, siringhe contaminate, trasfusione di emoderivati infetti) per la trasmissione del nuovo virus è sufficiente un contatto fra mucose”. Questo significa che un sottotipo E può passare da un corpo all’altro non solo attraverso un normale rapporto eterosessuale non protetto, ma perfino, secondo indicazioni di stampa finora non smentite dalle autorità sanitarie tedesche, con un semplice bacio.
Il sottotipo E del virus HIV-1, conosciuto ormai da un anno in Germania, è stato isolato anche negli Stati Uniti e in Brasile. Stando ad una valutazione di fonte americana la probabilità di contrarre l’infezione è, nel caso della variante E, 500 volte più alta rispetto al sottotipo B. Ciò che preoccupa soprattutto le autorità tedesche è l’impressionante rapidità con cui il patogeno si è diffuso nei paesi dell’Asia Sud Orientale. Secondo cifre fornite da uno specialista dell’Università di Monaco, Frank Goebel, le infezioni con il sottotipo E rappresentavano in quei paesi, ancora nel 1987, non più del 2% del totale, dopo dieci anni, nel 1997, erano al di sopra del 50%. E si tratta proprio dell’area in cui si trovano le principali destinazioni del cosiddetto turismo erotico: soprattutto Thailandia e Filippine. Da quelle parti si dirige circa la metà dei 300 mila tedeschi che ogni anno si mettono in viaggio alla ricerca di sesso esotico.
La trasmissione del sottotipo E è possibile anche attraverso mucose intatte, sia genitali sia probabilmente orali e, poiché la selezione del patogeno è stata determinata dall’uomo, si realizza in pieno la previsione di Burnet circa le caratteristiche che avrebbe dovuto avere un nuovo virus per dare un’epidemia in un paese sviluppato.
Se fin dall’inizio dell’epidemia di AIDS l’HIV avesse avuto le caratteristiche del nuovo sottotipo avremmo avuto un’epidemia ad elevata trasmissibilità e letalità che per forza di cose sarebbe rimasta circoscritta nel paese di origine. Nulla vieta però che nel futuro, quando le varianti tradizionali del virus si saranno definitivamente affermate, si possa avere un’epidemia a carattere più rapido per diffusione e mortalità. In questo caso sopravviverebbero solo individui geneticamente resistenti al virus. L’esistenza di questi ultimi è stata già confermata suscitando un clamore di stampa non giustificato.
Abbiamo visto infatti che in qualsiasi epidemia ad un certo punto compaiono individui immuni. Nel caso dell’HIV l’immunità consiste in una mutazione genetica presente nell’1% circa degli europei bianchi che rende la cellula ospite incapace di aiutare il virus ad infettarla. Qualsiasi previsione circa l’andamento dell’epidemia di AIDS è dunque azzardata. Tutto dipenderà dalle abitudini dell’uomo. Per il momento, il rapporto eterosessuale sta soppiantando la tossicodipendenza come massimo responsabile dei nuovi casi.
In alcune regioni italiane l’AIDS è la prima causa di morte tra le giovani donne.
Nel frattempo cosa ti combina il diavoletto? Da consumata prima donna sparisce per poi ritornare sulla scena alla grande, spaventa, attrae.
Non avendo la capacità di certi suoi colleghi di trasmettersi attraverso l’aria riesce a farlo lo stesso grazie ai detenuti del penitenziario brasiliano di Carandiru. Questi hanno fabbricato delle rudimentali cerbottane e scagliando aghi bagnati con sangue infetto, hanno contaminato nove agenti di custodia. Accusato di avere infettato, attraverso trasfusioni di sangue diciassette pazienti, quindici dei quali sono deceduti in una clinica argentina, il nostro eroe è riuscito a farsi assolvere dal giudice Horacio Piombo della corte di appello di La Plata con la motivazione che “non esistono prove scientifiche che l’HIV provochi l’AIDS”!
Il magistrato si è rifatto ad ipotesi formulate da Peter Luesberg, che ha messo in dubbio il ruolo del retrovirus nell’AIDS.
L’HIV è riuscito invece a far condannare un medico che aveva effettuato il test dell’AIDS senza il previsto consenso su dipendenti di alcune aziende torinesi.
Dalla giurisprudenza l’HIV ha ottenuto il segreto assoluto sulla sua attività, in modo che possa propagarsi indisturbato. Anche i medici, tranne qualche temerario, si sono affrettati ad uniformarsi a questa congiura del silenzio. In nessuna epidemia, in nessun trattato medico e di giurisprudenza il diritto della comunità era stato posposto al diritto del singolo e meno che mai al diritto del patogeno.
E’ ancora un giallo che fine abbia fatto il contenitore con otto litri di sangue contaminato dal virus dell’AIDS caduto in mare assieme al Boeing 747 della TWA nel famoso disastro.
Il sangue partito dall’America era diretto in Europa per essere studiato ed in metafora potremmo dire che sia stato il virus o qualche suo emissario ad abbattere l’aereo per impedire al sangue di arrivare in Europa.
Non contento di ciò il monellino si sovvenziona inducendo le proprie vittime a rapinare per lui. L’impunità che i sieropositivi hanno per legge permette loro di continuare a lavorare alla propagazione del virus.
Sparendo apparentemente, almeno così sembra con le comuni indagini, dal sangue dei sieropositivi, il microrganismo fa gridare al miracolo la comunità scientifica.
In questo modo l’HIV può continuare a lavorare indisturbato infettando sempre più vittime.
Come sempre accade a coloro che si ritengono troppo intelligenti, ad un certo punto il nostro amico vuole superare sé stesso e rassomigliare a Dio: decide cioè di far risuscitare le proprie vittime. Un ammalato di AIDS dichiarato morto risuscita dopo due giorni di abbandono in una cella frigorifera dell’obitorio. Incredibile, ma è accaduto in un ospedale di Cartagena, città sulla costa Mediterranea della Spagna, ed il protagonista è un giovane di ventidue anni Miguel Garcia Noriega, ammalato di AIDS nella fase terminale ma miracolosamente scampato ad una morte prematura decretata per errore. In metafora il Virus riesce a far credere che di AIDS non solo si guarisce ma addirittura si risuscita.
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