L’Infermiera Killer

 Casi di infermieri killer sono, negli ultimi anni relativamente frequenti, ricalcando peraltro, a distanza di 10 anni come spesso accade, la realtà americana. Dei vari infermieri killer uno  solo è stato condannati all’ergastolo: è il caso di Angelo Stazzi, meglio noto alle cronache come “L’Angelo della morte”.

L’infermiere killer uccideva le sue vittime somministrando loro massicce dosi di insulina e, in due casi, di psicofarmaci, in pazienti che non soffrivano affatto di diabete.

La sua condanna all’ergastolo non fu dovuta tuttavia agli omicidi dei pazienti ma al fatto che egli era recidivo per essere stato condannato a 24 anni per l’uccisione di una sua collega: l’infermiera sua amica, dopo avergli prestato in più di un’occasione occasione dei soldi, ne pretendeva la restituzione.

Sta di fatto che un’altra infermiera killer, Sonia Caleffi)  condannata nel 2008 a vent’anni di carcere per aver ucciso, tra il 2003 ed il 2004, cinque suoi pazienti, con iniezioni d’aria, dal prossimo febbraio potrà iniziare a godere, con buona pace dei parenti delle vittime, dei primi permessi premio

Questa decisione, così come in altri casi, è sempre accompagnata dal mantra del ravvedimento: Sonya scrive molto e lavora pure. Inserisce dati a computer per conto di una cooperativa sociale. Tiene contatti con l’esterno con tante lettere ad amici, conoscenti, familiari, ma anche ai suoi avvocati. Ma questo è un altro discorso nel cui merito è inutile entrare in questa fase storico-politica

Vorrei invece parlare, perché assolutamente pertinente alle tesi contenute ne “Il Virus Intelligente” dell’ultima caso l’ultimo caso di infermiera killer.                   Daniela Poggiali, un’infermiera 42enne è stata arrestata con un’accusa pesantissima: omicidio pluriaggravato compiuto ai danni di Rosa Calderoni, 78enne morta l’otto aprile scorso all’ospedale Umberto I di Lugo.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere contiene elementi che il Procuratore capo, Alessandro Mancini ha definito molto «interessanti dal punto di vista criminale antropologico». Secondo il gip che ne ha ordinato l’arresto, l’ormai ex infermiera dell’ospedale di Lugo ha ucciso iniettando potassio e, poi, avrebbe tentato di nascondere le prove. Lo si legge nella terza pagina dell’ordinanza: «Fu proprio la Poggiali a rimuovere dal corpo ormai esanime della Calderoni tutti i dispositivi medico-chirugici: sia quelli non compromettenti (i flaconi, che furono infatti gettati nel posto indicato dall’amministrazione dell’ospedale), sia il deflussore (‘sporcò di potassio e perciò gettato separatamente nel tentativo di occultarlo)».

L’infermiera avrebbe somministrato ai pazienti assistiti dalle colleghe a lei invise, si legge sempre nel documento, delle purghe. Un dispetto, così i colleghi «avrebbero poi dovuto pulirli». Essendo stata licenziata, l’infermiera non sarebbe stata più in grado di nuocere ai pazienti ma il giudice ritiene che «una personalità come quella tratteggiata delinque per autocompiacimento» e le sue condotte siano «atte a estrinsecarsi in ogni contesto di vita».

 Il giudice ritiene in sostanza l’infermiera socialmente pericolosa, per questo ne ha deciso l’arresto. Decisivo per questa scelta appare anche l’episodio delle foto in cui la Poggiali si è fatta ritrarre insieme al cadavere di un’anziana da poco deceduta. Immagini scattate da una collega, pure lei licenziata, che vedono l’infermiera prima imitare l’espressione del cadavere, poi «esultante, giocosa e sorridente» con i pollici alzati. «Due fotografie – scrive il giudice – che lei commentò con la frase ‘la vita e la morte…’». Pure su questo aspetto c’è un’inchiesta per vilipendio di cadavere.

Ora vorrei soffermarmi proprio sulla quella frase contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere: “una personalità come quella tratteggiata delinque per autocompiacimento” e sulle foto che la ritraggono esultante, giocosa e sorridente con i pollici alzati accanto al cadavere della paziente da lei ucciso. Secondo le tesi contenute ne “Il Virus Intelligente” l’atteggiamento di questa infermiera killer denota una tendenza genetica all’aggressività cosa giustissimamente rimarcata dal giudice. Nessun altra tesi se non quella del meccanismo feedback genetico in azione nella popolazione umana (meccanismo a feedback genetico2°) può spiegare casi simili la cui frequenza ne ha designato il carattere assolutamente epidermico in Italia così come all’estero.

Per il momento ci limitiamo a questo riferimento anche perché abbiamo ritenuto che questo episodio non poteva essere trascurato mentre invece sull’argomento ci soffermeremo a lungo quando sul blog inseriremo circa i post relativi al capitolo quinto de “Il Virus Intelligente” Gli Angeli Ribelli che tratta della tendenza genetica all’aggressività immotivata e all’omicidio anche seriale secondo il meccanismo a feedback genetico in azione una popolazione umana 1 (e meccanismo feedback genetico in azione nella popolazione umana 2)