La strage di Las Vegas
La strage di Las Vegas considerata la più sanguinosa nella storia degli stati uniti d’America ricalca fedelmente la prima delle stragi Americane, quella Charles Withmann che, il 1 agosto del 1966, uccise 16 persone sparando con fucili di precisione dalla torre dell’università di Austin nel Texas.
L’unica vera differenza fra i due episodi è il piano, 28° nel caso di Withmann e 32° nel caso di Paddock Stephen a Las Vegas.
Tra i due episodi intercorrono 51 anni, eppure le reazioni emotive e i tentativi di spiegazione delle “motivazioni” che hanno condotto al folle gesto sono identiche. In pratica non si va oltre la definizione di follia.
La strage di Withmann, oltre ad essere la prima verificatasi in America, è anche quella che contiene gli elementi chiave per un’interpretazione scientifica di questi gesti.
Nella sua lettera di addio Withmann ripercorre i suoi turbamenti psichici, spiegando come si era rivolto ad uno psichiatra del centro di salute dell’università per esternargli i suoi timori sui propri impulsi violenti. Dallo psichiatra, dr. Cochrum, non avrebbe avuto alcun aiuto perché lo specialista, secondo Withmann, si sarebbe rifiutato di riceverlo ancora.
Lo stesso Withmann, prima di morire, aveva espresso il desiderio che gli fosse fatta l’autopsia. L’esame autoptico rilevò, incredibilmente, un tumore al cervello in fase avanzata. Non sappiamo se, come molto probabile, anche a Stephen Paddock autore della strage di Las Vegas verrà fatta l’autopsia e quali possano essere i risultati della stessa. Sappiamo per certo però che il padre, Benjamin Hoskins Paddock, quale rapinatore seriale, era stato negli anni ’70 uno dei 10 uomini più ricercati d’America.
Entrambe le stragi sono pressoché identiche per alcuni particolari: quantità industriali di armi, preparazione meticolosa, desiderio di fare quante più vittime possibili. Ovviamente le armi utilizzare a Las Vegas erano tecnologicamente molto più avanzate e micidiali di quelle della strage di Austin del 1966.
Nel frattempo l’America si è caratterizzata proprio per il ripetersi continuo di queste stragi, compiute da uno o più individui, apparentemente senza alcun tratto comune fra loro.
Numericamente ci sono state, 5 stragi sotto la presidenza Regan, 5 sotto Bill Clinton e altrettante sotto Bush; durante i due mandati di Obama, premio Nobel per la pace, le stragi sono state 17. È ovvio che la disponibilità di armi micidiali favorisca l’azione di chi vuole produrre più vittime possibili ma nel mondo stragi vengono compiute a ritmo serrato, anche senza l’utilizzo di armi da fuoco.
Recentemente in effetti vanno molto di moda le stragi effettuate con tir; ma in mancanza di meglio può essere sufficiente un’autovettura. Senza negare l’importanza della grande diffusione delle armi negli Stati Uniti, considerare questo fattore come preminente è limitativo perché, a quel punto, basta sostituire le armi con esplosivi ed il risultato non cambia come avvenuto per la strage della maratona di Boston nel 2013.
Per spiegare il fenomeno delle stragi americane, secondo la nostra tesi basata sul meccanismo a feedback genetico o retroazione negativa, potremmo utilizzare le stesse parole di Trump. Commentando la strage di Las Vegas l’attuale presidente degli Stati Uniti ha affermato: “it was an act of pure evil” “è stato un atto di pura malvagità”.
Se interpretiamo questa “pura malvagità” come una propensione genetica all’aggressività estrema le stragi Americane possono essere spiegate secondo il meccanismo a feedback genetico o retroazione negativa. Fenomeni di aggressività umana inspiegata assumono nel mondo gli aspetti più diversi, dalle stragi americane agli omicidi a scopo di cannibalismo della Russia fino agli attentati provocati sotto il franchising dell’Isis.
La realtà è che tutte le stragi e gli omicidi seriali sono determinati dal meccanismo a feedback genetico o retroazione negativa finalizzato alla riduzione della popolazione umana. Il fenomeno assume gli aspetti più vari a seconda delle varie culture e della situazione storica della nazione dove si verifica.
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