Stragi Silenti

Tre stragi nell’arco di sole quattro settimane: questi i dati dell’estate 2019 provenienti dall’America. La prima in California, ad opera di un diciannovenne che ha sparato sulla folla del Garlic Festival di Gilroy uccidendo tre giovanissimi come lui, rispettivamente di 6, 13 e 25 anni, e colpendo mortalmente, infine, anche se stesso. Una seconda sparatoria, a distanza di una sola settimana dalla precedente, si è verificata alla periferia di El Paso, in Texas, nel frequentatissimo centro commerciale Cielo Vista; più drammatici gli esiti di questo crimine d’odio compiuto da un ventunenne di Dallas di simpatie suprematiste, che ha contato 22 morti e 24 feriti. La terza strage sempre in Texas, fra le cittadine del Midland e Odessa, dove un trentenne alla guida di un furgone postale sequestrato ha aperto il fuoco contro i passanti dopo esser stato fermato da una pattuglia della polizia; il bilancio è di 7 morti e 19 feriti.

Alla luce di queste notizie, si potrebbe aprire un dibattito sul fatto che in America è estremamente semplice possedere un’arma con cui seminare terrore e morte (ne abbiamo già trattato nel post “Vuoi un’Arma? Puoi comprarla in qualsiasi fiera di paese! Pazzesco ma vero!” de “Il Virus Intelligente”).

Ad ogni modo, ciò che ci lascia più sorpresi di queste ultime uccisioni di massa, è la poca voce mediatica riservatagli; infatti, tutti conosciamo quella che è passata alla storia come la prima delle stragi Americane, su responsabilità di Charles Withmann il quale, il 1 agosto del 1966, uccise 16 persone sparando con fucili di precisione dalla torre dell’università di Austin in Texas. Le immagini dell’omicida statunitense infatti hanno occupato le prime pagine di tutti i quotidiani di ogni paese per giorni e giorni, rivelando di volta in volta particolari inediti sulla giornata di straordinaria follia trascorsa da Withmann prima della sua morte. Non meno nota la più recente strage di Las Vegas, avvenuta la sera del 1 ottobre 2017, durante la quale Stephen Paddock, un uomo di 64 anni, ha sparato da due finestre del 32° piano del Mandalay Bay Hotel sulla folla di un concerto fra le strade di Las Vegas Strip; definita la più sanguinosa nella storia degli USA, ha mietuto 59 vittime e 851 feriti; la notizia è imperversata su tutte le televisioni mondiali.

Queste ultime, al contrario, sono delle “stragi silenti”, che giornali e televisioni non hanno molto interesse a divulgare, e in quei rari casi in cui ciò avviene, sebbene riconosciamo essere di minor portata rispetto alle due emblematiche sopracitate, dal nostro punto di vista vengono banalmente passate in rassegna.

Oramai le stragi non fanno più rumore, quasi fossero accettate come un episodio naturale. E se davvero lo fossero? E se davvero le stragi potessero essere un mezzo attraverso il quale la Natura, tendente all’omeostasi genetica, regola la popolazione umana arrestandone la crescita esponenziale, a logica della teoria del sistema di regolazione a feedback genetico (retroazione genetica o retroazione negativa)?