#18 Il Meccanismo a feedback genetico nella popolazione umana Angeli Ribelli 1°
Il meccanismo a feedback genetico nella popolazione umana –
Angeli Ribelli 1°
Homo sum, nihil humani a me alienum puto. (Publio Terenzio Afro)
Negli ultimi 200 anni l’uomo sembra inarrestabilmente avviato sulla strada del superamento dei classici fattori che limitano il numero delle altre specie animali.
La predazione ha da millenni cessato di essere un problema: la notizia di un essere umano, sbranato da un grosso predatore, è ormai solo una curiosità.
La carestia è una realtà drammaticamente presente solo in alcune zone della terra.
Di malattia ovviamente si muore ancora, ma sono solo un ricordo le grandi epidemie del passato, a forte effetto demografico. Forse l’ultima pandemia[1] è stata l’influenza, cosiddetta spagnola, durante il primo conflitto mondiale.
Come fattore limitante la popolazione umana rimane attiva la guerra od in genere la competizione ma, per quanto in forte espansione come attitudine psicosociale, negli ultimi sessant’anni non ha avuto come effetto una forte diminuzione della popolazione umana.
A questo punto l’uomo potrebbe considerare vinta la sua millenaria lotta contro le Leggi della Natura e credersi il padrone assoluto dell’Universo e del suo stesso destino. Quest’illusione deriva da un’altra ancor più pericolosa: l’idea che, al pari di un Dio, l’uomo sia al centro della vita sulla terra.
Entrambe queste convinzioni sono la conseguenza di quel Peccato Originale per il quale l’uomo, col passaggio da scimmia a homo sapiens sapiens, si ritiene del tutto emancipato da ogni Legge Divina o Naturale.
A mio parere, la realtà della condizione umana è molto più complessa. Secondo la teoria di un grande etologo[2], l’uomo è solo un robot, una macchina di sopravvivenza dei veri costituenti la vita sulla terra: i geni, le piccole molecole di DNA (per altre specie di RNA) che costituiscono il patrimonio genetico come dire il cervello direttivo di ogni creatura vivente. Sono dunque i geni, secondo lo scienziato, gli elementi fondamentali della vita sul pianeta terra.
Quando dico geni, mi riferisco ai geni presenti in tutte le creature viventi: uomo, animali, piante, ma anche batteri e virus. Essi determinano il comportamento delle macchine che li ospitano, animati da un unico, egoistico scopo: la propria sopravvivenza.
Dalla competizione fra i geni delle diverse macchine di sopravvivenza nasce l’equilibrio sul pianeta terra. Il meccanismo a feedback genetico agisce nel tentativo di ripristinare l’equlibrio della popolazione umana con le popolazioni di altre specie viventi. Senza l’azione del meccanismo a feedback genetico la crescita abnorme della popolazione umana rischia di diventare come un camcro che, a propie spese, distrugge tutte le altre specie viventi.
I geni dell’uomo, tendendo a moltiplicarsi, sfruttano le formidabili macchine di sopravvivenza che li ospitano e le spingono a riprodursi incondizionatamente[3]. Fanno ciò con l’egoistico scopo di sopravvivere a discapito dei geni di tutte le altre creature viventi ed in questo senso si comportano, né più né meno, come le cellule di un cancro cerebrale rispetto alle cellule dei tessuti di tutti gli altri organi.
[1] Ovviamente ci sono ancora pandemie locali, come una recente (gennaio 2001) di colera in Africa Australe, ma il numero limitato di morti ed il fatto che avvengano in paesi del terzo mondo fanno rientrare l’avvenimento in un uno dei tanti disastri giornalieri, al pari di un terremoto od un alluvione, che servono per lo più ad occupare un po’ di spazio sui media.
[2] Dawkins R. Il gene egoista. Oscar Mondatori. Milano 1989.
[3] Un altro studioso, esattamente un filosofo, ha affermato a metà dell’ottocento la stessa teoria. Studiando il desiderio sessuale, Schopenhauer giunge alla conclusione che quando un uomo ed una donna si sentono irresistibilmente attratti a discapito delle differenze sociali, culturali e caratteriali, è la natura ad esercitare tutta la sua forza:”Essa inganna l’uomo con un’illusione di voluttà facendogli credere che troverà fra le braccia di una donna a lui confacente un piacere più grande che non fra quelle di qualsiasi altra. Perciò egli si illude di fare sforzi e sacrifici per il proprio piacere mentre ciò accade solo per la conservazione del normale tipo della specie”. Si spiega così perché “l’amore è cieco” e perché i grandi amori nascono in genere a prima vista:“Chi ha mai amato, che non abbia amato a prima vista?” – si chiede Shakespeare nella sua commedia “Come vi piace”
Ovviamente Schopenhauer non conosceva l’esistenza dei geni ma quando afferma che la Natura utilizza l’istinto sessuale nell’interesse della specie e non dell’individuo non fa altro che affermare che sono i geni ad attrarsi, anche a discapito delle macchine di sopravvivenza che li ospitano. L’attrazione avviene cioè in base a caratteristiche genetiche per le quali i cromosomi di un determinato uomo destinati ad unirsi ai cromosomi di una determinata donna sono confacenti, in coppia, ad una buona qualità genetica del nascituro e quindi della specie. Schopenhauer A. Metafisica dell’amore sessuale. BUR. Milano 1993).
Segue in
Meccanismo a feedback genetico nella popolazione umana -Angeli Ribelli 2°
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