# 58 Mamme Assassine Terza Parte
Mamme Assassine Terza Parte
Nonostante i numerosissimi casi, il concetto culturale di madre assassina impiega moltissimi anni per affermarsi: l’eccezionalità dei fatti e non ultime le spiegazioni degli esperti inquadrano questi avvenimenti nel problema generale della follia umana.
Lentamente però l’assassinio dei figli da parte dei genitori e della madre in particolare, si configura come una categoria specifica[1]. Tale processo di trasformazione viene accompagnato ed a nostro parere rallentato dalle spiegazioni psicologiche di ogni singolo avvenimento che impediscono di inquadrare i fatti in un fenomeno generale.
Si inizia in America con Marie Noe, la mamma di Filadelfia che nell’arco di venti anni tra il ’49 ed il ’68 eliminò otto dei suoi dieci figli.
Con il cambiare dei tempi la società accelera e per non aspettare troppo Susan Smith, 23enne del Sud Carolina, lega entrambi i suoi due figli alla cintura di sicurezza dell’auto che affonda in un lago, per poi fingere un incidente[2].
Di figli Andrea Pia Yates ne uccide cinque di età compresa tra i sei mesi ed i sette anni annegandoli uno dopo l’altro nella vasca da bagno della propria villa di Clear Lake un ricco sobborgo a sud di Houston.
Con l’aumento in Italia di casi di madri (e padri) assassini inizia il fuoco d’artificio dei commenti degli esperti:
- “I bambini diventano sempre meno numerosi, quindi più rari, preziosi. Feticci inquietanti anziché piccoli cuccioli che una volta riuscivano a sopravvivere mettendo in atto la seduzione. Il padre di Civitavecchia (che rimasto vedovo uccide nel sonno a coltellate le sue tre figlie e tenta di suicidarsi) spero abbia voluto mettere in atto un gesto d’amore estremo: il mondo è brutto non posso lasciare i miei figli qui da soli e quindi li porto con me nella morte. Cosa è stato a rompere il suo equilibrio: la morte della moglie, la perdita del lavoro, una crisi depressiva profonda, la paura della miseria, forse tutte queste cose…”. Gianna Schelotto, Psicoterapeuta.
- “Fuoco e coltello. Profonda aggressività e disprezzo. Come i genitori che abbandonano Pollicino nelle fauci dell’Orco armato anche lui di coltello, come il padre di Civitavecchia …Perseguitato dal Dio che gli toglie la moglie, lavoro, casa, restituisce a Dio, perché si plachi, la propria vita e quella delle sue figlie …Il coltello, l’arma più antica per il delitto più antico: quello di Abramo e della sua tribù, ma nelle favole del terzo millennio intorno all’orrore manca la gente. Non c’è più nessuno”. Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta, a proposito dello stesso caso.
- “Li ha uccisi per paura di perderli”. Doriana Tomaselli, amica di Jadranka Kuleva, la donna di origine macedone, di trentasei anni, che ha massacrato a coltellate i due figlioletti di quattro e sei anni
- “Dovevo farlo, dovevo ammazzare i miei due figli”. Jadranka Kuleva.
- “Si sentiva inadeguata a crescerli, li ha uccisi per troppo amore”. Gemma Marotta, Psicologa e Docente di Criminologia all’Università La Sapienza di Roma a proposito di Jadranka Kuleva..“E’ evidente – aggiunge la Dott.ssa Marotta – che la donna soffriva di un grave disturbo mentale, una forma psicotica unita ad una forte depressione. Non credo che si possa parlare di psicosi puerperale dal momento che la malattia si manifesta nelle donne in gravidanza ed esplode in tutta la sua violenza subito dopo il parto o durante l’allattamento”.
- “E’ una psicosi puerperale”. Giovanni Battista Cassano, Psichiatra, a proposito di Loretta Zen, la madre che a Sondrio ha ucciso la figlia di otto mesi facendole fare un ciclo completo di lavaggio nella lavatrice. “Un disturbo – aggiunge Cassano – che può colpire dopo il parto…può durare anche per anni, adesso non ce ne curiamo più”.
- “La depressione non centra nulla: siamo in presenza di un delirio schizofrenico”. Massimo Fagioli, Psichiatra, a proposito del delitto di Jadranka e di altri che hanno come protagoniste mamme assassine “Omicidi – continua il Fagioli – da attribuire alla normalità assassina, alla ragione fredda ed anafettiva che annulla totalmente la realtà psichica dell’altro”.
- “Meglio pensare ad un atto di follia (sic!)” Gianna Schelotto, Psicologa, a proposito dello stesso caso.
- “Un gesto del genere non si spiega con una semplice depressione, direi nemmeno con la più cupa delle disperazioni: dietro ci può essere solo la follia o se vogliamo la mano del diavolo” Una vicina di Loretta Zen.
[1] Che definiremo appunto delle mamme assassine.
[2] In carcere Susan Smith riuscirà a farsi mettere incinta da un inserviente.
[3] Più che di emulazione preferiamo parlare di cultura della mamma assassina intendendo con questo concetto delle tendenze innate esistenti nella popolazione che al minimo stimolo si tramutano nell’azione ben precisa dell’uccisione dei propri figli. L’ultima neonata uccisa dalla madre sarebbe stata deposta nella lavatrice dopo essere stata soffocata, per cui la similitudine con il caso di Loretta Zen che invece alla propria figlia aveva fatto fare un vero e proprio ciclo di lavaggio, è molto superficiale.
Segue in:
4)Mamme Assassine Quarta Parte
5)Mamme Assassine Quinta Parte
Vedi anche:
2) Mamme Assassine Seconda Parte
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