Mamme Assassine Sesta Parte
Incurante del parere di psichiatri e criminologi, supportata da tutta la sua famiglia, Anna Maria Franzoni organizza per il figlio Samuele un funerale[1] perfetto dal punto di vista mediatico: pretende la banda, i bambini del paese ciascuno con un mazzetto di fiori in mano[2], non dimentica di andare dalla parrucchiera e di truccarsi perfettamente.
Al funerale si forma una fila lunghissima di abitanti andati a salutare ed a porgere le condoglianze ad Anna Maria: per ognuno la donna trova una parola diversa. “E’ stata semplicemente perfetta” – afferma una conoscente. Il sindaco e tutti i cogneins prima accettano a malincuore la richiesta della banda[3] e dei bambini con i fiori, stringendosi intorno alla Famiglia Lorenzi a protezione di quelli che in fondo non considerano a pieno titolo loro compaesani, poi, sconvolti dalle accuse lanciate dai Lorenzi contro gli stessi paesani, riscoprono la loro dignità di montanari e si chiudono nell’antico silenzio dei boschi e dei monti.
La vicenda di Cogne racchiude in sé molti aspetti tipici della realtà italiana:
- il giallo all’italiana in cui alla fine sembra quasi che la povera vittima si sia uccisa da sola.
- il silenzio degli innocenti in cui tutti, ma proprio tutti, parlano tranne ovviamente la vittima che viene oltretutto condannata ad una sorta di damnatio memoriae[4]
- il paese dei funerali
- Il mammismo all’italiana: nella puntata del “Maurizio Costanzo show” del 16 luglio 2002, Anna Maria Franzoni annuncia a sorpresa (?) di essere in attesa di un altro figlio.
Proprio per tali caratteristiche e nonostante che la responsabilità della madre non sia stata affatto accertata la tragica storia del piccolo Samuele ha avuto il merito di aver consolidato definitivamente la categoria di mamme assassine -mamme assassine
[1] (Il Paese dei Funerali). Da alcuni anni si è diffusa l’abitudine di risolvere i problemi legati a fatti tragici del nostro paese ricorrendo ad un rito antichissimo, il funerale, trasformato in chiave moderna. Di tradizionale ci sono la chiesa, il prete, i parenti e gli amici in lacrime, la folla di curiosi e naturalmente la o le bare. Come novità sono comparsi i giornalisti, i fotografi, la televisione e soprattutto gli applausi. Presi in prestito dal mondo televisivo dove scandiscono, a comando, ogni passaggio di un programma, gli applausi al momento in cui la o le bare lasciano la chiesa svolgono lo scopo di trasformare le povere vittime in eroi. Da un punto di vista logico questa metamorfosi sembra assurda e non si capisce perché una persona debba essere considerata un eroe per il semplice fatto di essersi fatta uccidere da un violentatore o da un pirata della strada od essere morta stupidamente perché qualcuno non ha fatto ciò che doveva fare o ha fatto ciò che non doveva fare. Da un’ottica antropologica tuttavia il funerale-spettacolo svolge la funzione di liberare ciascuno di noi dalla responsabilità che abbiamo in ognuna delle tragedie avvenute. I tre veleni che ne sono la causa: stupidità-ignoranza, collera, avidità, fanno parte di noi allo stesso modo di come hanno determinato l’azione colpevole dei responsabili materiali delle varie tragedie. Riconoscere tali veleni e cercare, per evitare nuovi lutti, di eliminarli da noi stessi ci sembra un compito troppo difficile e preferiamo esorcizzare i nostri demoni con un’offerta sacrificale rappresentata dalle vittime del momento e dal loro funerale: le applaudiamo perché ci consentono di non vedere i tre veleni dentro di noi.
Nella Grecia antica , i capri espiatori, Οι φαρμακοι (pronuncia oi farmacoi) individui in carne ed ossa, prendevano su di sé le colpe della comunità e quando erano uccisi od allontanati si riteneva che la comunità venisse liberata e purificata. Noi non uccidiamo vittime sacrificali ma utilizziamo come, capri espiatori, oi farmacoi, vittime già precostituite e per rendere più accettabile la trasposizione le trasformiamo in eroi.
Nell’omicidio del piccolo Samuele ritroviamo una vittima la cui innocenza, simboleggiata dalla piccola bara bianca, ed il cui silenzio sono tali da farne una perfetta Vittima Sacrificale. Il ritorno a casa dal carcere della madre in concomitanza della celebrazione della Pasqua rende più inquietante il simbolismo.
[2] Proprio la Franzoni aveva telefonato, ad una ad una, a tutte le mamme di Cogne chiedendo loro di portare i bambini. E fiori, tanti fiori.
[3] La banda a Cogne non si era mai vista.
[4] Nell’antica Roma autori di particolari delitti e soprattutto personaggi pubblici che a giudizio di coloro che rimanevano si erano macchiati di particolari colpe, subivano la condanna alla damnatio memoriae, cioè l’eliminazione del loro nome da qualsiasi documento od epigrafe in modo che di loro non rimanesse neppure il ricordo.
Vedi anche:
2) Mamme Assassine Seconda Parte
4)Mamme Assassine Quarta Parte
5)Mamme Assassine Quinta Parte
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