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Mar 22 2015

# 59 Mamme Assassine Quarta Parte

Ferdinando Gargiulo Blog, Depressione, Serial Killer 1

              Mamme Assassine Quarta Parte

Psicosi puerperale

Psicosi puerperale

  • “E’ caduto è caduto!” Giusy, la mamma bergamasca accusata di aver lanciato dalla finestra il figlio di sei mesi.

  • “Non volevo far del male alla mia bambina, ho solo cercato di farla smettere di piangere, l’ho presa in braccio, l’ho scossa un po’ ed infatti lei ha smesso.” Anna Dolce di Novara fermata con l’accusa di aver picchiato la figlia procurandole lesioni mortali.
  • “Stava male, non l’hanno capito” Silvio Andreola, sindaco di Santa Caterina di Valfurva dove abitava Loretta Zen, riferendosi a quest’ultima.
  • “Mi dispiace non posso dire nulla, ho ricevuto precise disposizioni”. Lo specialista del Centro Psico-Sociale di Bormio dove era in cura la donna.
  • “Psicosi puerperale”, Giovanni Battista Cassano a proposito dell’ultimo caso di neonata probabilmente uccisa e messa in lavatrice, seguito a pochi giorni da quello di Loretta Zen.
  • Indubbiamente, ci troviamo davanti ad un effetto suggestivo, di contagio, di emulazione[1]. E’ successo molte volte in passato: abbiamo vissuto il tempo dei neonati buttati nei cassonetti. Dei bambini gettati dalla finestra. Ma anche dei sassi tirati dal cavalcavia». Giovanni Battista Cassano, a proposito dello stesso caso.
  • “Era molto depressa, non riusciva a sopportare da sola l’enorme responsabilità che era caduta sulle sue spalle” Mai Xiong amica di Khoua Her,
    Khoua Her

    Khoua Her

    la mamma di origine Laotiana che, abbandonata dal marito in condizioni di estrema miseria, ha strangolato uno dopo l’altro i suoi sei figli nella cittadina americana di Saint Paul (Minnesota).

    khoua-her-victims

    khoua-her-victims

  • “Tragedia della disperazione in Usa”.Il Messaggero[2], a proposito dello stesso caso.
  • “Niente allarmismi ma cure migliori” Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale dei Minori di Milano a proposito del padre, con problemi psichici, che ha ucciso nel sonno il figlioletto di sei anni tentando, molto blandamente[3], il suicidio[4].
  • “Stava male, nessuno l’ha capita e saputa aiutare” Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta, a proposito di Olga Cerise, la donna di Aosta che ha affogato i suoi due bambini.
  • “Non ce l’ho con i miei figli ma non sono compresa in famiglia” Olga Cerise, in una lettera inviata ai parenti in cui manifestava l’intenzione di suicidarsi insieme ai figli.
  • “E’ evidente la sproporzione tra il torto lamentato e la reazione adottata. Evidente l’assenza di freni inibitori, atteso che nemmeno il vincolo di parentela è stato in grado di contenere la personalità dell’indagata” Fabrizio Gandini, Gip di Aosta che ha firmato l’ordine di custodia cautelare in carcere per Olga Cerise.
  • “La mamma di Aosta non voleva uccidere i suoi figli ma voleva uccidersi con loro perché soffriva e non era capita da chi le stava intorno” Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta, sempre a proposito di Olga Cerise.
  • “Li ho uccisi perché non volevo tornare a casa”[5] La mamma di Aosta.
  • “Sono vittima di un’ingiustizia. Voglio ricominciare ed avere presto un figlio” Paola Mantovani, sulla porta di casa accanto al marito, appena rilasciata dagli arresti domiciliari presso parenti, dove era stata detenuta per nove mesi con l’accusa di aver ucciso il figlio autistico di 14 anni[6].

Il delitto di Loretta Zen, che ha affogato la figlia di otto mesi facendole fare in lavatrice un ciclo breve di lavaggio, ha colpito l’opinione pubblica per la sua apparente eccezionalità. Eppure nel 1996 e nel 2001 c’erano già stati in Italia due neonati uccisi in lavatrice ed a Detroit nel 1987 ed in Cina nel 1991 una bambina ed un bambino rispettivamente erano stati uccisi col sistema della lavatrice.    A Detroit la lavatrice era stata la punizione inflitta dalla madre ventiseienne alla figlia di tre anni per essersi fatta la pipì addosso. In Cina la madre in realtà era innocente in quanto la sua responsabilità era stata quella di dire alla baby-sitter di sedici anni:“Dopo aver lavato la biancheria lava anche il bambino”. La ragazza aveva preso alla lettera tali parole ed insieme ai panni sporchi aveva infilato nella lavatrice anche il bambino.

[1] Più che di emulazione preferiamo parlare di cultura della mamma assassina intendendo con questo concetto delle tendenze innate esistenti nella popolazione che al minimo stimolo si tramutano nell’azione ben precisa dell’uccisione dei propri figli. L’ultima neonata uccisa dalla madre sarebbe stata deposta nella lavatrice dopo essere stata soffocata, per cui la similitudine con il caso di Loretta Zen che invece alla propria figlia aveva fatto fare un vero e proprio ciclo di lavaggio, è molto superficiale.

medea

medea

[2] Quotidiano di Roma.

[3] Ingerendo dell’ammoniaca.

[4] Eugenio Podio 44 anni,vari ricoveri presso il Centro di Salute Mentale del Policlinico di Milano, un rapporto contrastato con la madre del bambino, subito dopo l’omicidio ha circondato il cadavere di un’ottantina di immaginette della religione induista ed ha atteso il mattino dopo per avvisare del fatto il cugino medico.

[5] Titolo del Corriere della Sera del 28 giugno 2002.

[6] La donna, insieme al marito, ha annunciato battaglia legale continuando ad accusare del fatto una banda di slavi che avrebbe fatto irruzione nella sua casa per svaligiarla.

Segue in:

5)Mamme Assassine Quinta Parte

6)Mamme Assassine Sesta Parte

Vedi anche:

1)Mamme Assassine Prima  Parte

2) Mamme Assassine Seconda Parte

3)Mamme Assassine Terza Parte


Anna Dolce Cultura della Mamma Assassina depressione post partum Khoua Her Livia Pomodoro Loretta Zen Olga Cerise Paola Mantovani psicosi puerperale
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