Virus Emergenti 4°

Riserva animale di virus emergenti
Personalmente ritengo che anche il salto di specie di più ceppi virali della stessa famiglia (Virus Emergenti) , a differente patogenicità e virulenza, rientri in un preciso disegno od intelligenza del Virus-Natura.
Nel 1975, l’anno precedente le prime epidemie di altri virus emergenti, Ebola in Zaire e Sudan, c’era stato il caso di un giovane viaggiatore morto, all’ospedale di Johannesburg, per febbre emorragica. Nel suo sangue fu isolato il virus Marburg della famiglia dei filovirus. Il compagno di viaggio della vittima ed una infermiera che si erano occupati del moribondo svilupparono l’infezione in modo severo ma sopravvissero.
Il Marburg rappresenta infatti il più benigno tra i filovirus emergenti con un 25% di mortalità tra i contagiati (la mortalità degli Ebola Sudan ed Ebola Zaire è rispettivamente del 50 e 90%).
Il Marburg è anche il primo ad essere comparso, nel 1967, nella località omonima della Germania Federale. Sempre nello stesso anno, altri casi si erano avuti a Francoforte e Belgrado.
Tutti e tre i focolai epidemici di virus emergenti furono ricondotti ad un carico di Cercopitechi verdi provenienti dall’Uganda. Le cellule renali di quelle scimmie erano utilizzate in laboratori privati per preparare vaccini.

Esperimenti con scimmie
Un altro ceppo di Ebola appare nel 1989 a soli 15 chilometri da Washington, a Reston in Virginia. Un’epidemia scoppia improvvisamente tra le scimmie che la Hazleton Research Products ha importato dalle Filippine per utilizzarle nelle ricerche biomediche. La mortalità è elevatissima ed alla fine tutte le scimmie vengono eutanizzate. Le ricerche condotte sui tessuti degli animali morti rivelano dapprima la presenza del Simian Hemorrhagic Fever Virus (S.H.F.) ma la causa dell’epidemia viene alla fine ricondotta ad un nuovo ceppo di Ebola battezzato per l’appunto Reston dal nome della cittadina dove era insorta la moria di scimmie.
Inoculando la variante Reston in tre macachi della stessa specie di quelle morte nell’epidemia (macaca fascicularis) due di esse morirono; nel loro siero, tuttavia, vennero trovati non solo gli antigeni del virus ma anche gli anticorpi specifici, segno che una risposta immune, anche se difettiva, c’era stata.

Primati e scienza
L’episodio di Reston confermò anche la possibilità che gli Ebolavirus ed in particolare il ceppo Reston possono essere trasmessi per via aerea, tramite aereosol.
A dispetto dell’alta infettività, la variante Reston rivelò una scarsa patogenicità per l’uomo tanto che quattro dei cinque lavoratori addetti alla manipolazione delle scimmie presentarono una sieroconversione per l’Ebola ma nessuno ebbe sintomi gravi.

Cercopitechi da esperimenti
Nella famiglia dei filovirus abbiamo dunque tre ceppi a virulenza decrescente: Ebola-Zaire, Ebola-Sudan, Ebola-Reston ed un cugino, il Marburg, a virulenza intermedia.
L’infettività, al contrario, è maggiore nel Reston rispetto agli altri ceppi.
Confrontando la differente patogenicità dei vari filovirus con gli analoghi esempi degli HIVs e dei virus delle ornitosi, ritengo che queste variabilità nella virulenza dei ceppi di uno stesso virus o di virus fra loro molto simili, risponda ad una precisa esigenza della natura.
Quando diciamo che ogni organismo, tra cui secondo la nostra tesi anche un virus, tende alla propria sopravvivenza probabilmente si tratta non della conservazione di un singolo individuo o gruppo di individui (ceppo per i virus), ma di un’intera specie (famiglia virale).
Se a questo punto ipotizziamo una pandemia mondiale di da virus emergenti come l’ Ebola, con milioni di morti, è egualmente ipotizzabile un’evoluzione del virus verso tipi a minore virulenza.

Ebola virus
Inoltre per gli stretti legami che uniscono le varie specie fra di loro è facile immaginare un’evoluzione dell’ospite (uomo) verso tipi a maggiore resistenza. Se ciò non avvenisse si avrebbe infatti la scomparsa di entrambe le specie (Filovirus ed Uomo). L’esistenza attuale di ceppi a diversa patogenicità significa che la famiglia dei filovirus ha già a disposizione i mezzi per far funzionare, qualora occorresse, il meccanismo a retroazione negativa. La cosa sorprendente è che questa potenzialità è già attiva fin dal momento del salto di specie. Addirittura potrebbero esserci altri ceppi di filovirus, a minore patogenicità per l’uomo, circolanti in Africa centrale. Questo spiegherebbe l’esistenza di un gran numero di sieropositivi per i filovirus tra la popolazione di quella regione.
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