Il Peccato Originale (2° Parte)
Non dimentichiamo che si trattò di un gene portatore di luce, cioè di consapevolezza e conoscenza e quindi di un gene legato alle funzioni intellettive dell’encefalo. Partecipando, così come abbiamo visto fare ad altri frammenti di Dna, quali i Virus, dell’intelligenza della natura, egli intese creare con l’uomo una macchina di sopravvivenza che, dotata di un’intelligenza propria, si emancipasse dall’intelligenza della natura. In questo senso il gene fu un angelo ribelle in quanto si ribellò alla Natura-Dio.
All’uomo, oltre le spine ed i triboli[1] della sua nuova condizione, lasciò l’illusione di essere l’artefice del proprio destino mentre era lui, il gene, insieme ad altri frammenti di Dna, suoi simili, a dettare legge. In realtà, oltre l’illusione, negli ultimi secoli i Geni del Dna Umano hanno lasciato campo libero alle loro macchine di sopravvivenza[2] nella convinzione che l’uomo si sarebbe saputo bene amministrare e divenuto pari ad un Dio, superiore cioè a qualsiasi altra forma di vita, avrebbe garantito loro l’immortalità[3],[4].

immortalità
Per quanto intelligenti, i demoni-geni non avevano probabilmente tenuto conto di due fattori in grado di minacciare la loro stessa esistenza:
- Sé stessi
- La Natura
La crescita smisurata del Dna umano, a spese del Dna di ogni altra forma vivente, è simile alla situazione che si ha in un organismo affetto dal cancro; abbiamo già fatto l’esempio di un animale dotato di cellule cerebrali le quali ad un certo punto, ritenendosi superiori alle cellule di tutti gli altri tessuti, decidono di moltiplicarsi all’infinito: col venir meno del sostentamento fornito dalle cellule degli altri organi, viene meno anche l’encefalo e con esso le cellule del cancro.
Da un’ottica diversa dall’antropocentrica, la popolazione di geni umani convive in natura con le popolazioni di geni di specie diverse, a costituire un insieme regolato dalle stesse leggi che regolano il numero degli individui di una data specie animale che convive con altre.
Quando i geni del Dna umano crescono in maniera esorbitante rispetto al numero di quelli di altri esseri viventi, animali o piante o virus che siano, potrebbero entrare in azione quei meccanismi a feedback genetico o a retroazione negativa che abbiamo già visto agire tra le popolazioni animali.
Virus, geni dell’aggressività e del suicidio sarebbero allora espressione del meccanismo a retroazione negativa (o feedback genetico) nella popolazione umana.
Se così fosse vorrebbe dire che i geni del Dna umano sono soggetti alle leggi naturali né più né meno che quelli di altri animali. Non è escluso che ciò possa essere vero e che tutti i calcoli fatti dal demone per costruirsi una macchina di sopravvivenza, l’uomo, al di sopra della natura, sia stata una pura illusione.
Ma ammettiamo invece che il demone gene sia riuscito nel suo intento: creare una macchina di sopravvivenza che sfruttando una propria intelligenza, non essendo cioè costretta a partecipare di quella della natura, si sia completamente autonomizzata da quest’ultima e dalle sue leggi.
Perché allora questi geni-demoni[5] tentano ora, con tutta la loro forza, di arginare la crescita abnorme dei robot da loro stessi voluti?
Ipotizziamo che, seppur a suo tempo ribelli dalla natura, essi ne partecipino tuttora l’intelligenza e che abbiano in qualche modo percepito[6] il pericolo derivante dall’ulteriore crescita della popolazione umana.
Decidono così i geni di venire a patti ed allearsi con la Natura-Dio[7] per eliminare il cancro rappresentato dalla crescita numerica abnorme della popolazione umana. Ed è infatti in sinergia con i disastri naturali che epidemie virali, guerre, aggressività omicida individuale, epidemie di suicidi tentano in tutti i modi di arrestare la spaventosa crescita del genere umano.
Non è compito di questo saggio, né abbiamo alcuna intenzione di farlo, indicare rimedi o soluzioni per la sovrappopolazione umana e le sue conseguenze.
Ci è sufficiente pensare di aver solo tentato di spiegare alcuni fenomeni proprio in base e come conseguenza diretta della sovrappopolazione stessa, di aver ribadito il concetto di gene come elemento costitutivo della vita sulla terra, di aver legato fra loro, quali espressioni dell’uomo, discipline apparentemente del tutto opposte come scienza e religione, storia e mito, profezie e previsioni, al solo scopo di far capire quale pericolo stia correndo l’uomo a causa della sua stessa crescita numerica.
Ci riterremmo soddisfatti se avessimo solo superficialmente trasmesso ai lettori la necessità assoluta di porre fine alla lotta millenaria fra l’uomo e la natura e l’enorme importanza di comprendere quanto grande sia l’influenza dei geni sui nostri comportamenti e sul nostro destino.
Siamo profondamente convinti che, approfondendo i problemi trattati in questo saggio, per la prima volta nella nostra storia, potremo diventare portatori di luce a noi stessi.
Le alternative a questa nuova “apertura degli occhi”[8] non sono difficili a prevedersi: o l’azione dei geni ribelli si rivelerà efficace nel bloccare l’espansione demografica oppure qualche disastro naturale di proporzioni planetarie, conseguenza diretta della sovrappopolazione, interverrà al loro posto[9].
[1] Genesi 3:18
[2] Gli uomini appunto.
[3] Abbiamo già ipotizzato che siano loro, i geni, gli elementi costitutivi della vita sul pianeta terra. Come ogni altra forma di vita essi tendono alla loro sopravvivenza, anche a scapito di altre forme, geni di altre specie compresi. Richard Dawkins The Selfish Gene https://it.wikipedia.org/wiki/Il_gene_egoista
[4] Chiave della Vita, è un antico simbolo egiziano, che veniva spesso raffigurato in mano agli dei. Indica il soffio della vita, ma anche l’immortalità.
[5] Virus, geni dell’aggressività, geni della depressione e del suicidio.
[6] Attraverso le previsioni e profezie di macchine di sopravvivenza umane in grado, così come abbiamo visto nel capitolo VII, di partecipare dell’intelligenza della Natura.
[7] A cui a suo tempo si ribellarono.
[8] Parafrasando la Genesi potremmo dire “…ed i loro occhi si aprirono e si accorsero di essere troppi”.
[9] Nell’editoriale del Corriere della Sera dell’11 luglio 2002, Giovanni Sartori, da sempre molto sensibile al problema della sovrappopolazione, afferma l’assoluta necessità di arrestare l’espansione demografica insieme alla certezza che essa non si arresterà da sola, in modo naturale. Egli ricorda che nel 2038 quando potremmo essere molto vicini alla soglia dei 9 miliardi di esseri umani da alcuni prevista per il 2050, la Pasqua cadrà il 25 Aprile, esattamente il giorno in cui, secondo Nostradamus, il mondo finirà.
Vedi anche :
Segue in :
3. La coscienza della morte come effetto del Peccato Originale (3° Parte)
4. La coscienza della morte come effetto del Peccato Originale (4° Parte)
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