Il Buco dell’Ozono (Profezie e Previsioni III)
Nel 2001 ricercatori della NASA hanno scoperto sopra l’Antartide un buco dell’Ozono grande come tre americhe. Anche il Polo Nord, fino a quel momento indenne, è risultato essere scoperto per un vasto tratto dalla protezione dello strato di Ozono. Tutto ciò non preoccupa affatto gli scienziati i quali sono sicuri che prima o poi, magari fra cento anni, il buco dell’Ozono verrà riparato.
Di fronte a questi avvenimenti, politica, scienza ed economia, si danno molto da fare, ma a modo loro.
Scartiamo a priori alcune proposte tanto assurde da far sorridere, anche se è tipico della scienza moderna curare i sintomi anziché eliminare le cause: un rimedio contro l’effetto serra sarebbe quello di sparare, con cannoni navali da 16 pollici, tonnellate di polvere nella stratosfera in modo da riflettere parzialmente la luce del sole e raffreddare il pianeta. In pratica si tratterebbe di imitare ogni due o tre anni una eruzione vulcanica. Immaginate che allegria, potremmo continuare ad inquinare e bruciare foreste, magari restando al buio.
A livello della stratosfera esiste uno strato di Ozono, un gas formato da tre molecole di ossigeno. Lo strato di Ozono esercita una funzione molto importante in quanto impedisce ai raggi ultravioletti delle radiazioni solari di raggiungere direttamente la superficie terrestre.
I fluoroclorocarburi, gas conosciuti con la sigla CFC ed utilizzati in bombolette spray e vecchi frigoriferi, raggiungono lo strato di Ozono e con una reazione chimica lo danneggiano.
Nel 1987 tali gas sono stati messi al bando, ma la loro azione persisterà per lo meno per altri cinquant’anni.
Nel 2001 ricercatori della NASA hanno scoperto sopra l’Antartide un buco dell’Ozono grande come tre americhe. Anche il Polo Nord, fino a quel momento indenne, è risultato essere scoperto per un vasto tratto dalla protezione dello strato di Ozono. Tutto ciò non preoccupa affatto gli scienziati i quali sono sicuri che prima o poi, magari fra cento anni, il buco dell’Ozono verrà riparato.
“Purtroppo saremo molto vecchi quando il buco non si vedrà più” – dice scherzando Paul Neuman del TOMS (Total Ozone Mapping Spectometer) della NASA.
“Questi processi sono molto lenti” spiega Richard McPeters anche lui ricercatore della NASA per il medesimo progetto – ci vuole molto tempo perché i CFC arrivino alla stratosfera e da qui escano. Ci vorranno molti anni prima di vedere cali sostanziali di CFC nella stratosfera”.
Anche Mario G. Molina, Professore del MIT (Massachusetts Institute of Technology), premio Nobel per la chimica nel 1995 per aver scoperto l’effetto perverso dei fluoroclorocarburi sull’Ozono, non è né pessimista né preoccupato ed anzi definisce quella dell’Ozono “una success story”. Quando però gli viene chiesto che cosa pensa della possibilità di ridurre l’effetto serra spiega: “Ci sono troppi interessi industriali in ballo, l’umanità si sta muovendo troppo lentamente, siamo quasi paralizzati … e bisogna ricordare che l’effetto serra ha un risvolto negativo anche sul buco dell’Ozono, perché rendendo la stratosfera più fredda rallenta la formazione dell’Ozono”.
Nel frattempo, anche quello del clima è diventato un business ed ogni tre o quattro anni vengono organizzate delle conferenze mondiali.
Questi eventi rappresentano per la scienza-religione il corrispondente dei concili indetti nel passato dalla chiesa cattolica. Lo scopo è quello di affermare dogmi e stabilire i comportamenti corretti, allora, per garantire la salvezza dell’anima (e naturalmente dei corpi di chi le anime le amministrava), oggi, almeno a parole, per garantire la salvezza della terra. Come nei concili del passato non mancano lotte interne, scismi ed eresie.
Nel 1992 a Kyoto e nel 1998 a Buenos Aires, vengono ammessi l’aumento di temperatura di più di mezzo grado e l’aumento del livello del mare di due centimetri. Le previsioni sono più 2,4 gradi per il 2050 e più 12-18 mm per il Mediterraneo nel 2025.
Il 1998 viene indicato come l’anno più caldo del secolo, mentre quest’ultimo raggiunge il primato del secolo più caldo negli ultimi 600 anni. Sul piano delle soluzioni nel 1998, si prende atto che l’Agenda 21 ed i due trattati sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, varati nel 1992 a Rio De Janeiro, sono stati completamente disattesi
La distruzione delle specie animali è proseguita al ritmo di 100 al giorno e le emissioni di anidride carbonica e di gas ad effetto serra che nel 2000 avrebbero dovuto eguagliare i valori del 1995 sono aumentate di 6000 tonnellate metriche l’anno.
Si era inoltre stabilito, sempre nel 1992, di stanziare lo 0.7% del PIL per finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, ma nel 1995 tale finanziamento era solo dello 0.2%.
Lo Slogan dell’Indonesia “foreste per sempre”, riportato nel 1993 dal New York Times, si è trasformato nell’immane rogo delle foreste di Sumatra e Borneo del 1998.
Nel 1998 a Buenos Aires è stato più difficile tentare di arrivare ad un compromesso: i paesi arabi, primi produttori di petrolio, rifiutano ogni accordo, gli americani propongono di rimandare ogni riduzione di gas ad effetto serra a dopo il 2012, i paesi emergenti come India e Cina affermano di non voler pagare per l’inquinamento prodotto nel passato dal mondo industrializzato.
I paesi più poveri vedono minacciate le loro future possibilità di sviluppo. L’idea di espandere industrie high teck, trasformandole in industrie per la produzione di energia pulita, si fa sempre più strada supportata da lobbies in contrasto con quelle dei produttori di petrolio e carbone.
Alcuni vedono in ciò un tentativo di espansionismo commerciale degli stati più ricchi, America in testa, sui paesi in via di sviluppo.
Questa idea trova conferma dalla cosiddetta “compravendita delle emissioni”: stabilito un tetto per le emissioni, l’America comprerebbe il “diritto di inquinare” dai paesi più poveri che producendo di meno, inquinano anche di meno.
La somma totale delle emissioni rimarrebbe uguale, ma in compenso l’America potrebbe continuare indisturbata a perseguire i suoi piani di sviluppo.
Supportare economicamente paesi come l’India, leader mondiale nella produzione di energia eolica, permetterebbe di far crescere molto l’utilizzo di energie alternative come la eolica appunto o la solare, ma l’idea non piace agli americani ed ai paesi occidentali in genere.
I colossi industriali del mondo Occidentale vogliono essere loro a sfruttare questa situazione e già si stanno organizzando per guadagnare, non solo sullo sfruttamento delle energie cosiddette pulite, ma addirittura sul probabile aumento della temperatura mondiale. Boeing, Toyota, Whirlpool, hanno formato e finanziato, con 5 miliardi di dollari, un cartello di industrie che studia i mutamenti climatici per vedere come sia possibile ricavarne dei profitti.
A questo proposito un economista americano, Thomas Gale Moore, sostiene che si potrebbe avere solo vantaggi da un aumento della temperatura. Aumenterebbe, infatti, la fertilità del suolo e l’agricoltura ne trarrebbe un indubbio vantaggio.
A sostegno della sua ipotesi, Moore ricorda che grandi civiltà, come quella egizia, nacquero tra il 9000 ed il 2000 a.C., proprio tra Africa Settentrionale ed Asia Meridionale, tra Egitto e Mesopotamia: le aree più calde del mondo abitato.
Anche in Europa centrale, periodi caldi tra il 900 ed il 1300, coincidono con stagioni positive, mentre la piccola glaciazione del 1600 coincise con peste, epidemie, povertà ed inquisizione.
La teoria di Moore potrebbe apparire assurda rispetto a quanto comunemente si crede circa la pericolosità di un aumento della temperatura dovuto all’effetto serra.
Segue in :
4)Aumento CO2 ed Aumento Temperatura
5)Profezie e Previsioni 5 : Macchiavelli
6) Profezie e Previsioni 6: Nostradamus
9) Profezie e Previsioni: Pio XII
Vedi anche:
1) Profezie e Previsioni Parte Prima
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