#46 Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Quarta Parte)
Aggressività Umana Intraspecifica
(Angeli Ribelli Quarta Parte)
Nessun motivo può essere valido per un omicidio, ma gli omicidi commessi dai minori sono tanto più spaventosi perché apparentemente senza motivo. Sentendo il racconto di Angela D’Arpa, psicologa che lavora ad Harlem con i giovani disadattati c’è da rabbrividire: cinque ragazzi non sapendo cosa fare per noia danno fuoco in un parco ad un barbone. Dopo una settimana, visto che non è successo niente, ne lapidano un altro. Con il tempo episodi come questi sono diventati sempre più frequenti. In vent’anni il numero di omicidi commessi da giovani sotto i diciotto anni è aumentato del 200%. Il dato nuovo è che, se prima si uccideva per qualche motivo (per il territorio, per vendetta), ora, lo si fa per noia. Due ragazzine americane dopo aver ucciso un anziano signore che le aveva ospitate, organizzano un party per mostrare agli amici il cadavere dell’uomo dissanguato.
I tentativi di interpretazione di questi avvenimenti sono a mio parere del tutto inadeguati dal punto di vista scientifico. Benjamin Spock[1], che pure durante tutta la sua vita aveva predicato l’anarchia più assoluta nell’educazione infantile, arrivato al suo novantesimo compleanno afferma:“Ma possibile che i genitori, i politici, i sacerdoti non si accorgono che stiamo nutrendo i nostri giovani con una dieta brutale? Televisione, cinema, musica, cioè la triade che dovrebbe garantire il divertimento ci propone la violenza come grande sfogo, come manifestazione effervescente di vitalità, prima o poi ne pagheremo lo scotto”.
Personalmente, non credo che si possa tirar fuori dall’uomo nulla che l’uomo non abbia radicato dentro di sé. L’aggressività è genetica ed ha una sua precisa funzione: garantire la sopravvivenza in un mondo in cui il fattore predazione è stato completamente assorbito dal fattore competizione.
E’ semmai la competizione, esaltata continuamente dai media nelle sue forme più estreme, a spingere individui privi di capacità critica ad esprimere l’aggressività in forma di azioni criminali.
Per secoli l’aggressività è stata asservita allo strumento della guerra con finalità demografiche ed economiche. Quando le risorse diventavano insufficienti per tutti, nascevano dei conflitti nei quali si canalizzavano le attitudini aggressive di individui geneticamente predisposti.
Il calo demografico susseguente alla guerra, la riduzione numerica degli “aggressivi”, le maggiori risorse resesi disponibili, la proporzione numerica di nuovo favorevole ai “pacifici”, garantiva per un certo periodo la pace. In tempo di pace i geni dell’aggressività ed il numero degli individui che li ospitano tendono a crescere, e quando le loro tendenze non possono essere incanalate in una guerra si esprimono in azioni criminali.
Metaforicamente il film “Born to Kill” esprime proprio questo: “nati” non “educati” per uccidere.
I bambini che a Palermo crocefiggevano dei piccoli cani per strappargli gli occhi e farne delle biglie non l’avevano visto fare in televisione; il ragazzo che a San Diego (California) ha sterminato la famiglia composta da cinque membri, per poi appiccare fuoco alla sua casa; i due giovani che, a Franklin nel Sussex, ordinano delle pizze e massacrano i pizza-boys avevano sicuramente “qualcosa in più” rispetto agli altri coetanei, che non si sono mai sognati di fare una cosa simile.
A ciò si potrebbe obiettare che il ventenne, che a Long Island ha fatto fuoco con la pistola del padre per vedere cosa si provava ad uccidere, aveva visto una decina di volte il film “Born to Kill”, ma nessuno lo aveva costretto a farlo.
Il film era stato il fattore scatenante di una causa interna[2] al ragazzo (aggressività innata[3]).
Quando il patriottismo ed il militarismo erano prodotti di moda, moltissimi film si ispiravano a questi valori; in realtà non c’è nessuna differenza fra uccidere individui qualsiasi o far strage di indiani, tedeschi o comunque cattivi.
Più recentemente, in mancanza di quei valori, si sono trovate le più varie ragioni per giustificare le reazioni violente di Silvester Stallone-Rambo o Schwarznegger-Terminator, ma il risultato è pur sempre una strage.
Cambiando l’ideologia non si cambia la realtà dell’uccisione dei propri simili. Il fatto che queste azioni, comunque criminali, siano approvate o addirittura esaltate dalla morale corrente, che sia essa patriottismo o tendenza del momento, dimostra come al di là delle ipocrisie venga riconosciuta una “istintiva” (genetica) predisposizione ad esse. Queste tendenze possono essere sfruttate dal potere per proprie esigenze personali (guerre) o dai media per esigenze di mercato.
[1] Pediatra notissimo negli anni ’70 per aver propugnato in campo infantile le tesi libertarie della “contestazione giovanile” di quegli anni.
[2] Se accostiamo un cerino vicino ad una candela questa fa una fiamma piacevole da vedersi. Se lo accostiamo alla dinamite, questa esplode. In questo caso la responsabilità dello scoppio è della dinamite non del cerino.Il film Born to Kill in un ragazzo pacifico provoca con tutta probabilità solo disgusto.
[3] Per arrestare Woody Harrelson, protagonista del film, che a Londra dopo aver sfasciato un taxi ed essere fuggito a piedi ne aveva preso un altro, ci sono voluti cinque volanti della polizia e quattordici agenti.
Segue in :
V)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Quinta Parte)
VI)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Sesta Parte)
VII)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Settima Parte)
VIII)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Ottava Parte)
IX)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Nona Parte)
X)Parricidio (Dolce Cara Mammina -Angeli Ribelli Decima Parte)
Vedi anche :
I)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Prima Parte)
II)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Seconda Parte)
III)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Terza Parte)
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