#47 Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Quinta Parte)
Aggressività Umana Intraspecifica
(Angeli Ribelli Quinta Parte)
Aggresività umana intraspefica : è apparso recentemente il videogame “Carmageddon” in cui, per far punti, bisogna far strage di passanti in città o contadini e vacche in campagna con un bolide avveniristico. Non mancano urla, schizzi di sangue, strisce rosse sull’asfalto e, persino, un conta cadaveri in alto a destra sullo schermo.
I commenti sulla copertina della confezione sono davvero unici:“diventa il principe della carneficina, spiaccica tutto quello che incontri sulla strada”.
E’ ovvio che non lo faremmo mai, ma quanti di noi durante un’estenuante coda in auto nella nostra città non hanno provato, almeno per un attimo, il desiderio di eliminare con qualunque mezzo i concorrenti e muoversi liberamente?
Gli Italiani, come sempre all’avanguardia in quanto a creatività, quest’ultima stimolata forse dalla mancanza di mezzi, hanno scoperto dei nuovi sport in cui incanalare l’aggressività minorile (una delle forme dell’aggressività umana intraspefica) : il lancio dei sassi dai cavalcavia delle autostrade ed il tiro a segno, con pistole ad aria compressa da auto in corsa verso le altre auto.
Il primo è sicuramente il più famoso. L’inchiesta relativa ai presunti colpevoli è stata costellata di tali polemiche, accuse, ritrattazioni, che alla fine, l’unico colpevole sembrava essere il procuratore e che il sasso le due giovani vittime se lo fossero tirate da sole.
I responsabili invece, hanno avuto molti ammiratori. A 5500 giovani tra i 14 e 19 è stato chiesto che cosa pensassero dei lanciatori di sassi dai cavalcavia. Il 10% ha risposto che li capiva e avrebbe voluto imitarli, il 2% addirittura che avrebbe voluto essere al loro posto anche al momento della loro cattura e della detenzione[1].
Il lancio dei sassi dai cavalcavia ha singolari analogie, sia con la realtà virtuale (videogame), sia con nuovi e curiosi comportamenti animali.
Dai verbali d’interrogatorio di alcuni indagati risulterebbe che nel nuovo sport del lancio dei sassi vi erano dei soldi in palio ed un vero e proprio premio per chi riusciva a centrare una macchina.
I nostri eroi si erano creati un loro videogame reale in cui, come nel “Carmageddon”, vinceva chi riusciva a spiaccicare un essere umano. Quindi la causa iniziale (aggressività) crea due distinti effetti: diffusione di videogame di guerra o atti di violenza gratuita.
Si potrebbe addirittura ipotizzare che i videogame siano una valvola di sfogo; pur non arrivando a questo, voglio ribadire che TV e videogame non sono la causa primaria dell’aumento dell’aggressività minorile.
Di sicuro non hanno visto la TV o giocato a videogame le scimmie (babbuini) che nell’autostrada Città del Capo – Johannesburg lanciavano pietre sulle automobili in transito, gli episodi sono stati almeno tre.
Probabilmente non avevano visto la TV i 2200 teen-ager detenuti nelle prigioni dello stato di Ruanda per crimini contro l’umanità. Questi adolescenti rischiano vent’anni di detenzione perché l’ergastolo o la pena di morte non possono essere comminati a chi era minorenne al momento del crimine[2].
In questo caso abbiamo in evidenza sia l’aggressività minorile, sia la guerra tra bande (guerra tribale) per la conquista del territorio.
La differenza sta fondamentalmente nella giovane età dei protagonisti e nell’enormità dei numeri delle vittime; tale dato si può mettere in relazione al fatto che, rispetto alle bande primordiali, le attuali tribù (etnie) sono dalla preistoria cresciute in maniera esponenziale proprio per la mancanza degli altri fattori regolanti la popolazione (carestia, predazione, epidemia).
Analoghi episodi di partecipazione di bambini a crimini di guerra si sono avuti tra i seguaci di PolPot in Cambogia e tra le guardie rosse in Cina ai tempi della Rivoluzione Culturale[3].
[1] Interessante per la nostra tesi è quello che dicono Don Giorgio Tonolo, docente di psicologia di Roma e Don Severino De Pieri, presidente della Scuola Internazionale di Scienze dei Salesiani d’Italia “… in altre parole sono solo dei depressi”, “perché non sono degli assassini – continua De Pieri – in loro c’è solo voglia di morte. Sono tutte forme differite di suicidio”. Queste affermazioni sono un’ottima partenza per uno studio sulle basi genetiche del fenomeno dei suicidi (vedi capitolo VI: “Il male di vivere”).
[2] Molte altre centinaia, che erano di età inferiore ai quattordici anni, sono invece chiuse nei riformatori dove si sta tentando di recuperarle. L’impresa è però disperata: timorosi di raccontare gli errori di cui sono stati protagonisti, anche i bambini più piccoli si tengono tutto dentro e la loro vita si è ridotta ad una litania di incubi, deliri, allucinazioni, convulsioni. Due anni fa il Ruanda attraversò quattro mesi di sangue ed orrori. Poco meno di un milione di Tutsi ed Hutu moderati vennero massacrati a colpi di ascia e machete dagli Hutu estremisti. Le torture furono orrende, e spesso le più atroci vennero compiute da ragazzini. Persone inchiodate agli alberi, vittime lasciate morire con gli arti amputati, bambine sventrate. Il Los Angeles Times ha intervistato Claude, un bambino “dal volto dolce”, di nove anni, accusato di aver lanciato una granata nella casa dei vicini e di aver dilaniato l’intera famiglia: …“ricordo solo che c’era la guerra”- si giustifica il baby-mostro.
[3] In questo caso si trattò per lo più di violenza ideologica.
Segue in :
VI)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Sesta Parte)
VII)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Settima Parte)
VIII)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Ottava Parte)
IX)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Nona Parte)
X)Parricidio (Dolce Cara Mammina -Angeli Ribelli Decima Parte)
Vedi anche :
I)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Prima Parte)
II)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Seconda Parte)
III)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Terza Parte)
IV)Aggressività Umana Intraspecifica (Angeli Ribelli Quarta Parte)
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