#24 Suicidi (Il Male di Vivere VI Parte)
Suicidi
(Il Male di Vivere VI Parte)
Come in tutte le epidemie il suicidio è contagioso.
Oltre che imitazione vera e propria, un suicidio stimola una sorta di ammirazione per chi lo compie, quasi che il suicida rappresentasse un eroe.
Applicando la nostra solita chiave di lettura è come se l’inconscio collettivo, consapevole del grosso pericolo insito nella sovrappopolazione, percepisse come un atto religioso o di eroismo il gesto del suicida che semplicemente sottrae un numero al conto generale della popolazione umana.
Potrebbe essere stato questo che ha spinto decine di persone a gridare ad un aspirante suicida in bilico sul cornicione di un palazzo di Piazza Castello a Torino: “buttati, buttati, cosa aspetti, non farci perdere tempo”. Le urla si sono susseguite per un intero pomeriggio, facendosi addirittura ritmate come il tifo allo stadio. Altro che la comprensione per il singolo dramma invocata dagli psichiatri. Altre volte l’istigazione al suicidio viaggia su Internet, sembra questa la unica spiegazione di alcuni suicidi senza motivo di adolescenti che avrebbero spinto dei giochi di ruolo fino all’estremo atto di togliersi la vita. Addirittura ci sarebbero stati due navigatori dell’Aquila che con messaggi via Internet avrebbero istigato al suicidio un ventenne della provincia di Venezia. Già depresso, il ragazzo non avrebbe resistito ai continui incitamenti al suicidio:“collega, con un tubo di gomma, l’abitacolo dell’auto al tubo di scappamento poi accendi il motore; è facile, è facile”. Firmato l’Angelo della Morte. Non è compito nostro stabilire se si è trattato o meno della solita leggenda metropolitana; anzi, se così fosse, sarebbe ancora più evidente che il suicidio è entrato nell’immaginario collettivo in quanto fenomeno ampiamente diffuso anche fra i giovani[1].
Un altro episodio dimostra in maniera ancora più specifica come il suicidio sia un problema sociale che non può essere liquidato con parole banali come disagio giovanile. Mi riferisco alla cassetta di addio e spiegazioni, lasciata ai genitori da un sedicenne di Montecatini Terme, due giorni prima di spararsi in faccia davanti ai compagni di classe: “Cari genitori metto in atto questo gesto per vedere cosa c’è dopo la morte e chi ha ragione. In questo mondo ci sono poche speranze per noi giovani e spero che con questo gesto il mondo si accorga che ci siamo anche noi con i nostri problemi. Vi chiedo scusa, siete stati affettuosissimi, così come i miei insegnanti. Questa è una scelta mia. La mia ultima volontà è quella di essere cremato”.
Ad invocare il silenzio sull’accaduto non sono stati gli esperti di turno, ma i compagni di scuola e gli insegnanti del suicida[2].
Questo è tanto più curioso per il fatto che era stata volontà di Lorenzo dare al suo gesto un preciso significato e divulgarlo. E’ come se ogni volta che ci si avvicini, non dico alla comprensione del fenomeno, ma quanto meno a testimonianze attendibili quali possono essere le parole di un ragazzo che, in totale consapevolezza, ha deciso di togliersi la vita anche le persone a lui più vicine non hanno altro desiderio che chiudere in fretta ed in silenzio il caso[3],[4].
Per la nostra tesi la lucidità e la coerenza con cui il ragazzo ha messo in atto il suo gesto sono fondamentali perché ci portano molto vicino alla soluzione del perché di tanti suicidi: “Non è colpa dei genitori, non è colpa della scuola, non è colpa di nessuno”.
Una televisione che trasmette di tutto, esaltando tutti i possibili eroi negativi magari serial killer, stupratori, presentatori cretini e miliardari, di fronte alla possibilità di mandare in onda il testamento del ragazzo ha fatto marcia indietro: tutti gli “esperti” si erano furiosamente opposti alla possibilità di far parlare il suicida, motivandone la decisione con il rischio di trasformare i giovani suicidi in eroi negativi.
La trasmissione è andata però ugualmente in onda, hanno parlato tutti, genitori compresi, tranne Lorenzo[5], l’autore del gesto. Da quella trasmissione e dal quel silenzio violentemente imposto al suicida è passato tanto tempo, ma i suicidi, soprattutto giovanili, sono continuati ad aumentare drammaticamente.
Per imitare un vicino suicida, si impicca un bambino di tredici anni, a Bitonto, Bari. L’imitazione può addirittura riguardare non un fatto reale ma immaginario.
Luca quattordici anni si è impiccato incidentalmente cercando di imitare, scherzosamente, un film dei comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia “Due rrringos nel Texas” una parodia dei western di Sergio Leone, vecchia di trentatre anni, che ha una scena con una finta impiccagione. Al di là della sua tragica casualità il fatto testimonia “la cultura del suicidio” perché mai nel passato un ragazzo avrebbe pensato di imitare una scena di suicidio.
Dopo la morte per suicidio di un suo commilitone, si spara in bocca un carabiniere di venticinque anni di Cefalù, Sicilia. Quasi avessero trovato in vita le risposte che Lorenzo cercava dopo la morte, due adolescenti di Cagliari, sicuri che si sarebbero presto reincarnati, si sono suicidati sparandosi uno dopo l’altro nel salotto di casa di uno dei due.
A Madrid un ragazzo passa notti insonni a scrivere un romanzo che finisce con il suicidio del protagonista, consegna il manoscritto alla giuria di un premio letterario, poi corre verso il ponte dei francesi, quello che dietro il palazzo reale madrileno scavalca il Manzanarre ed un’arteria rapida di scorrimento. Uno sguardo in basso poi il giovane si lancia nel vuoto, non prima di aver salutato due poliziotti dicendo loro: “Mi chiamo J.M.M.”. Il ragazzo, uno dei migliori studenti della facoltà di giornalismo, è sopravvissuto miracolosamente.
Non mi risulta che nessuno abbia pensato sinora di far parlare l’aspirante suicida per cercare una spiegazione del fenomeno. Ci si lamenta quando il suicida non lascia nessun biglietto di addio o di spiegazione ma poi, come nel caso di Lorenzo, si rifiutano le spiegazioni date dallo stesso suicida e non si prova neanche ad approfittare di un caso straordinario come quello di un aspirante suicida sopravvissuto per cercare di capirne di più. Perfino i serial killer, prima dell’esecuzione, vengono studiati a lungo nel tentativo di comprendere le ragioni del loro comportamento.
[1] Sono i giovani, per lo più, ad utilizzare lo strumento culturale della leggenda metropolitana.
[2] “Pensiamo che l’unico insegnamento che può lasciarci questa vicenda sia un silenzio profondo e sincero per quelle persone che stanno soffrendo e per quelle che stanno riflettendo su ciò che è avvenuto. Ci sono da parte nostra, parole dure e piene di rabbia, per tutte quelle persone che speculano sui nostri sentimenti e che hanno reso per un giorno eroe un ragazzo del quale molti, tra poco tempo, non si ricorderanno più. Un ragazzo che non è più con noi, non sarà ricordato per ciò che è stato, ma per il suo folle gesto che ci ha reso per un giorno famosi e nazionali”.
[3] La preside dell’Istituto dove è avvenuto il fatto di fronte ai giornalisti che la bersagliano di domande, all’unica possibile perché? “Avete già sparato la notizia – risponde sibilando le parole – non siete psicologi e non spetta a voi cercare di capire quali siano i motivi che hanno spinto lo studente a suicidarsi” e conferma: “il padre del ragazzo questa mattina ci ha pregato di mantenere il silenzio su questa tremenda tragedia”.
[4] “Era un solitario, senza amici, senza gruppo, non abbiamo capito che era solo, che pativa la sua solitudine – raccontano al cronista i compagni di Lorenzo – era introverso, non si è mai confidato con nessuno di noi, altrimenti lo sapremmo”. “Un gigante dai piedi di argilla” – definisce la preside di un altro istituto, un suo allievo suicida.
[5] Quanta distanza culturale dal film “Rashomon” di Akira Kurosawa: nel Giappone dei Samurai durante un processo per stupro ed omicidio parlano prima l’omicida, poi la donna violentata ed ad un certo punto, a sorpresa, viene chiamata a dire la sua, attraverso un esorcismo, l’anima del morto.
Segue in:
7°) Suicidi (Il Male di Vivere Settima parte)
8°) Suicidi (Il Male di Vivere Ottava parte)
9°) Suicidi (Il Male di Vivere Nona parte)
10°) Suicidi (Il Male di Vivere Decima parte)
11°) Suicidi (Il Male di Vivere Undicesima parte)
12°) Suicidi (Il Male di Vivere Dodicesima parte)
13°) Suicidi (Il Male di Vivere Tredicesima parte)
14°) Suicidi (Il Male di Vivere Quattordicesima parte)
15°) Suicidi (Il Male di Vivere Quindicesima parte)
16°) Suicidi (Il Male di Vivere Sedicesima parte)
17°) Suicidi (Il Male di Vivere Diciasettesima parte)
18°) Suicidi (Il Male di Vivere Diciottesima parte)
19°) Suicidi (Il Male di Vivere Diciannovesima parte)
20°) Suicidi (Il Male di Vivere Ventesima parte)
21°) Suicidi (Il Male di Vivere Ventunesima parte)
Vedi anche:
1°) Suicidi (Il Male di Vivere Prima Parte )
2°) Suicidi (Il Male di Vivere Seconda Parte )
3°) Suicidi (Il Male di Vivere Terza Parte )
4°) Suicidi (Il Male di Vivere Quarta Parte )
5°) Suicidi (Il Male di Vivere Quinta Parte )
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