#40 Suicidi (Il Male di Vivere XIX Parte)
Suicidi
(Il Male di Vivere XIX Parte)
Esaminando i vari sistemi utilizzati per il suicidio, non si fanno ulteriori scoperte rispetto alle ipotesi già avanzate.
I mezzi usati sono quelli più facilmente disponibili: treno, pistola, fucile, vuoto, gas di scarico, fiume, mare, pozzo, acido muriatico e veleni vari (per lo più quando disponibili), elettricità, taglio di vene, fuoco, forno, impiccagione, strangolamento, soffocamento.
Oltre alla scelta del mezzo più facile, colpisce di nuovo la premeditazione e l’assoluta volontà suicida. Prima di impiccarsi ci si lega le mani ed i piedi temendo l’istinto di sopravvivenza. Se ci si soffoca si usano due buste entrambe strettamente annodate sotto il collo. In mancanza di veleno si arriva a prelevare l’acido solforico dalla batteria dell’auto. Per i gas di scarico va bene anche un motorino, per tagliarsi le vene si chiede in prestito un taglierino.
Se invece di un taglierino, si chiede in prestito una pistola, nello scompartimento di un treno non c’è da meravigliarsi se non si ottiene risposta. Questa però non ferma l’aspirante suicida che si uccide lasciandosi cadere tra due vagoni.
L’inventiva nella scelta del mezzo[1] è sorprendente: assoldare dei killer per uccidere qualcuno è, purtroppo, abbastanza frequente, ma che dire di chi paga qualcuno per farsi uccidere?[2]
Sempre in tema di suicidio come meccanismo a retroazione-genetica per la regolazione del numero della popolazione, quando, dopo un salto nel vuoto, un anziano finisce direttamente nel cassonetto dei rifiuti, il significato metaforico è evidente.
Luoghi e tempi del suicidio confermano le tesi già sostenute: impressionante il numero di persone che per togliersi la vita sceglie l’ospedale e non si tratta solo di individui già ricoverati, ma di persone che si recano in ospedale al preciso scopo di suicidarsi.
Se la depressione è una malattia ed il suicidio la cura, l’ospedale può essere un luogo adatto.
Alla cultura del suicidio nella pretesa di sacralizzare il gesto, appartiene l’ultima impresa del Dottor Morte Jack Kervorkian.
In una parrocchia alla periferia di Detroit, ai piedi dell’altare, ha somministrato una dose letale di ossido di carbonio ad una donna settantaduenne affetta da cancro al seno in fase avanzata.
La donna avrebbe espresso la volontà di morire in chiesa[3] col conforto della religione.
Anche i tempi spesso confermano l’ipotesi del suicidio come unica via di scampo ad una sofferenza non più accettabile, in particolare quando per suicidarsi si scelgono tempi di festa. E’ noto che per chi soffre di depressione i giorni più difficili da tollerare, sono proprio quelli in cui tutti gli altri festeggiano. Nella vigilia di Natale[4] e nella notte di San Silvestro, si ha un significativo aumento del numero dei suicidi.
A sostegno finale della mia tesi sulla depressione come base (genetica) del suicidio è la motivazione con cui la Chiesa cattolica, da alcuni anni, concede i funerali religiosi ai suicidi. Come ha spiegato Joaquìn Navarro a quei giornalisti che si meravigliavano del fatto, il codice di diritto canonico del 1983 ha modificato la normativa della precedente legislazione del 1917 che vietava sepoltura e funerali pubblici ad un suicida.
“Il motivo – ha affermato il direttore della sala stampa della Santa Sede – non deriva dal fatto che il suicidio non sia più considerato un peccato gravissimo, ma perché in tutti questi anni è stata acquisita una maggiore conoscenza della mente umana”. Navarro, laureato in psichiatria ha aggiunto: “Si è compreso come certe malattie, quali alcune forme di depressione, privano la persona umana della sua libertà di intendere e di volere. In simili casi, il suicidio non può essere imputabile ad una scelta cosciente”[5].
[1] Convinto di essere perseguitato dai demoni, un romano vaga per ore in città poi, nel tentativo di seminarli, prende il primo treno per Milano. Arrivato alla stazione centrale, si accorge che quei “mostri” che lo tormentano sono ancora con lui. Telefona ad amici e parenti, avvertendoli del proposito di togliersi la vita. Si arrampica infine, su un vagone nel deposito dei convogli ed afferra con le mani i cavi dell’alta tensione.Il giovane, ventiseienne, muore folgorato da migliaia di volt.
[2] A Reggio Emilia, una delle capitali industriali della ricca Emilia, un semplice operaio, stanco della vita non ha trovato di meglio che pagare due immigrati egiziani perché si prendessero il disturbo di sparargli un colpo in testa. Motivo del gesto la fine della relazione sentimentale con una giovane cilena a causa della quale era stato anche aggredito a colpi di bottiglia. Per superare la paura di quello che aveva ordinato ai killer si era lui stesso avvolto il capo in una coperta. Prezzo del contratto i quaranta milioni di anticipo della liquidazione. Forse l’aspirante suicida riteneva che il miglior modo per utilizzare la propria liquidazione, fosse quello di farsi uccidere come un patrizio romano dai propri schiavi egiziani: nell’antica Roma la ricompensa per lo schiavo che accettava di uccidere il proprio padrone, su richiesta di quest’ultimo, era la libertà.
[3] Anche in Italia la chiesa può essere scelta come posto per il suicidio. A San Pietro un pensionato di sessantaquattro anni si è sparato in bocca davanti agli occhi ed alla telecamera di una turista australiana. A seguito del suicidio si è reso necessario riaprire la Basilica mediante una cerimonia che prevede la lettura di una formula di rito ed una speciale benedizione. Secondo la disciplina cattolica tradizionale il sangue sparso nel sacro recinto ne annulla automaticamente la consacrazione.
[4] Se la vigilia di Natale, nella vasca da bagno di una camera di hotel, il giorno dopo il trentesimo compleanno, il taglio delle vene non riesce a dare la morte, non resta che uscire dalla vasca e, nudi come si è, lanciarsi dal secondo piano.
[5] Il chiarimento ai giornalisti di Navarro si è avuto in occasione dei funerali, svoltisi nella parrocchia vaticana di Sant’Anna, dell’omicida – suicida Cedric Tornay. Un bel funerale ha messo la parola fine ad una vicenda che deve aver imbarazzato non poco il Vaticano. Tornay, in servizio come guardia svizzera, prima di suicidarsi ha ucciso il suo superiore e la moglie di questi. Si è parlato anche di mobbing, ma non si è mai saputo quali fossero i rapporti fra i tre.
Segue in :
20°) Suicidi (Il Male di Vivere XX parte)
21°) Suicidi (Il Male di Vivere XXI parte)
Vedi anche:
1°) Suicidi (Il Male di Vivere Prima Parte )
2°) Suicidi (Il Male di Vivere Seconda Parte )
3°) Suicidi (Il Male di Vivere Terza Parte )
4°) Suicidi (Il Male di Vivere Quarta Parte )
5°) Suicidi (Il Male di Vivere Quinta Parte )
6°) Suicidi (Il Male di Vivere Sesta parte)
7°) Suicidi (Il Male di Vivere Settima Parte )
8°) Suicidi (Il Male di Vivere Ottava Parte )
9°) Suicidi (Il Male di Vivere Nona parte)
10°) Suicidi (Il Male di Vivere Decima parte)
11°) Suicidi (Il Male di Vivere Undicesima parte)
12°) Suicidi (Il Male di Vivere Dodicesima parte)
13°) Suicidi (Il Male di Vivere Tredicesima parte)
14°) Suicidi (Il Male di Vivere Quattordicesima parte)
15°) Suicidi (Il Male di Vivere Quindicesima parte)
16°) Suicidi (Il Male di Vivere XVI parte)
17°) Suicidi (Il Male di Vivere XVII parte)
18°) Suicidi (Il Male di Vivere XVIII parte
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