#41 Suicidi (Il Male di Vivere XX Parte)
Suicidi
(Il Male di Vivere XX Parte)
Volutamente ho lasciato per ultima l’ipotesi più vicina alla tesi principale di questo libro: il virus come conseguenza ed insieme rimedio alla sovrappopolazione.
Degli scienziati hanno isolato virus che sarebbero collegati ad alcune forme di depressione. I ricercatori dell’Istituto Robert Kick e della Libera Università di Berlino hanno lavorato in laboratorio sui “Bornavirus”, responsabili in alcuni mammiferi (pecore, bovini, cavalli e gatti) della meningoencefalite, capace di provocare apatia e sonnolenza. Secondo la ricercatrice Liv Bode, questi virus sarebbero la causa di una alterazione nel sistema di scambio di informazioni del cervello. Nel caso della depressione il sintomo o la serie di sintomi che formano la malattia si manifestano proprio a causa di un’alterazione nel passaggio dei segnali di comunicazione.
Le cellule che hanno lo stesso neurotrasmettitore in comune fanno parte di un “sistema”. Questi sistemi mettono in connessione zone diverse del cervello ed hanno compiti specifici da svolgere: assicurare il piacere, ricercare le novità e le gratificazioni, garantire il controllo del comportamento, dell’appetito, della sazietà e del sonno.
Il Bornavirus potrebbe essere identificato come responsabile dell’alterazione di questi sistemi: già alcuni anni fa in pazienti affetti da depressione è stata rinvenuta una presenza di anticorpi contro questi virus dieci volte più alta che in persone sane.
In definitiva possono essere virus o geni anomali, ma sono pur sempre angeli ribelli alla sovrappopolazione[1].
Nel mese di settembre del 2001, a conferma dell’esistenza di una cultura del suicidio, è sopravvenuto l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Da un punto di vista esclusivamente militare, è stato un capolavoro di strategia: in pochissimo tempo, con mezzi assolutamente limitati, sono stati raggiunti obiettivi insieme numerici, simbolici ed economici. Probabilmente, il denaro speso per la preparazione è stato ampiamente recuperato, grazie a speculazioni in Borsa, con tecnica da insider trading.
Grazie all’utilizzo dell’arma del suicidio i terroristi di Bin Laden sono riusciti nell’impresa, portare la guerra nel cuore dell’America, in cui era fallita la grande Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ovviamente in questo caso la depressione sembrerebbe non entrarci affatto, eppure, si è parlato spesso di un possibile suicidio di Bin Laden e della sua ferma intenzione di non cadere vivo nelle mani degli Americani. Come siano andate veramente le cose esula del tutto dall’argomento del libro ma, per un certo periodo è sembrato[2] che solo un suicidio avrebbe potuto mettere la parola fine alla questione Bin Laden. Indipendentemente dal suo significato militare l’impresa suicida[3] ha suscitato tale ammirazione da essere emulata in due occasioni. La prima è il suicidio di Charlie Bishop, un adolescente americano di quindici anni schiantatosi con un Cessna 172[4] su di un grattacielo della Bank of America[5].
In tasca di Charlie è stato trovato un biglietto inneggiante ad Osama Bin Laden ed ai Kamikaze dell’11 Settembre[6].
La seconda, quella del pilota italo-svizzero che rovinato da operazioni finanziarie sbagliate si è schiantato col proprio aereo sul Pirellone, grattacelo simbolo di Milano, ha con il suicidio una curiosa somiglianza, in quanto l’inchiesta ha accertato che si è trattato di un incidente.
[1] Avevo appena terminato la stesura di questo capitolo quando è giunta la notizia del suicidio di Edoardo Agnelli. Evidente è la metafora: il giovane si è suicidato lanciandosi da un cavalcavia autostradale: il ponte dei suicidi. Interessante il commento di Don Ciotti, Presidente del “Gruppo Abele”: sentiva in sé i mali del suo tempo.
[2] O è stato fatto sembrare.
[3] La contraddizione dei due termini è volutamente usata per affermare che dopo tali fatti il suicidio non è più sinonimo di fallimento: “è un suicidio” ma, almeno in questo caso, di un’arma efficacissima. Naturalmente perché ciò sia possibile devono esistere persone disposte a suicidarsi.
[4] Piccolo aereo da turismo monomotore.
[5] Esattamente tra il 28° ed il 29° piano pressappoco alla stessa altezza alla quale i Jumbo, guidati dai terroristi arabi, si sono infilati nelle Torri Gemelle di New York.
[6] Anche in questo caso si è tentato di chiamare in causa l’antiacne Accutane, ma per il momento non si sa se, pur essendogli stato prescritto, Charlie assumesse davvero il farmaco. Inoltre, se è vero che, secondo dati della Food and Drug Administration, tra il 1982 ed il 2000, 147 persone che hanno preso l’Accutane sono state ricoverate per tentativi di suicidio, è pur vero che migliaia di altre hanno preso il farmaco tranquillamente, senza manifestare reazioni collaterali. Proprio questi numeri confermano a nostro parere che l’effetto depressivo del farmaco antiacne, così quello di qualsiasi altra causa di suicidio, agisce su personalità geneticamente predisposte
Segue in :
21°) Suicidi (Il Male di Vivere XXI parte)
Vedi anche:
1°) Suicidi (Il Male di Vivere Prima Parte )
2°) Suicidi (Il Male di Vivere Seconda Parte )
3°) Suicidi (Il Male di Vivere Terza Parte )
4°) Suicidi (Il Male di Vivere Quarta Parte )
5°) Suicidi (Il Male di Vivere Quinta Parte )
6°) Suicidi (Il Male di Vivere Sesta parte)
7°) Suicidi (Il Male di Vivere Settima Parte )
8°) Suicidi (Il Male di Vivere Ottava Parte )
9°) Suicidi (Il Male di Vivere Nona parte)
10°) Suicidi (Il Male di Vivere Decima parte)
11°) Suicidi (Il Male di Vivere Undicesima parte)
12°) Suicidi (Il Male di Vivere Dodicesima parte)
13°) Suicidi (Il Male di Vivere Tredicesima parte)
14°) Suicidi (Il Male di Vivere Quattordicesima parte)
15°) Suicidi (Il Male di Vivere Quindicesima parte)
16°) Suicidi (Il Male di Vivere XVI parte)
17°) Suicidi (Il Male di Vivere XVII parte)
18°) Suicidi (Il Male di Vivere XVIII parte)
19°) Suicidi (Il Male di Vivere XIX parte)
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